La storica emittente dell'Antoniano ha ceduto buona parte delle frequenze a Kiss Kiss
10/06/2006 - Da
www.puntocomonline.itHa fatto molto scalpore nelle ultime settimane, il forte ridimensionamento - preludio di un'imminente chiusura - di Radio Tau, la più importante emittente comunitaria bolognese di proprietà dell'Antoniano e ricevibile in tutta l'Emilia Romagna. Quasi l'intera rete di frequenze è stata ceduta a Radio Kiss Kiss, network partenopeo che di colpo acquisisce una copertura capillare in regione, tale da renderla seriamente competitiva con le altre emittenti nazionali. Uniche eccezioni i potenti 106.0 per Bologna e Romagna - oggi appannaggio di Play Radio, anch'essa interessata ad ottimizzare il segnale - e soprattutto i 92.3/92.4 per le città di Bologna e Ferrara, ultimi baluardi rimasti in forza (pare per poco) all'affiliata emiliana del circuito In Blu.
A prescindere dalle motivazioni che possono aver spinto la radio a dover cedere quasi tutto, colpisce lo spirito di chi a Tau ci lavora ancora, motivato a trasmettere fino all'ultimo momento con un palinsesto tuttora vicino ai pochi ascoltatori che non hanno perso il segnale. Una scelta che parte dal direttore artistico Carlo Magistretti, professionista dell'etere bolognese che nel suo curriculum vanta collaborazioni con diverse emittenti locali, da Radio Tombo a Fashion Fm, da Radio Siena a Radio Nettuno, e che dal 1999 è in forza a Radio Tau, di cui ne ha assunto la massima carica due anni dopo.
Qual è stato il suo apporto, assieme al resto dello staff, in questi cinque anni? «La mia esperienza, assieme a quella dei miei collaboratori - ci spiega Magistretti - ha modificato parecchio la struttura di Radio Tau. Innanzitutto, tecnicamente abbiamo scelto e installato una nuova regia automatica e creato uno studio di postproduzione in più. Poi i cambiamenti maggiori sono avvenuti sul fronte del palinsesto e della redazione. Era la prima volta che mi trovavo a dirigere una radio, ma avevo le idee chiare sugli obiettivi che mi erano stati chiesti e che volevo raggiungere». Obiettivi che hanno portato ad un'identità ben precisa dell'ascoltatore a cui voleva rivolgersi la radio: «La prima cosa che ho fatto è stata proprio quella di definire il target di riferimento e di conseguenza creare una radio che si orientasse verso un'età precisa: 25-45 anni. Questo era il nostro pubblico ideale. Poi ho lavorato sulla scelta musicale, sulla creazione dei programmi, sulla scelta dello staff e non ultima la confezione del prodotto: nuovo logo, nuovi jingle, nuove sigle».
Considerando tuttavia l'origine di Radio Tau, ovvero quella di un'emittente comunitaria religiosa, verrebbe da immaginare una rete sulla scia di Radio Maria o Radio Vaticana. Il risultato ottenuto, invece, è completamente distinto, e Magistretti ci spiega perché. «La differenza rispetto alle altre emittenti comunitarie religiose è stata quella di non essere una radio confessionale. Molti generalizzando confondono comunitario e/o religioso con confessionale e/o noioso. Noi eravamo diversi proprio perchè non eravamo confessionali, e soprattutto non eravamo noiosi. Il nostro era un prodotto informativo locale, una news-radio in tutto e per tutto, solo con le limitazioni (e i vantaggi) delle concessioni comunitarie».
Un prodotto quantomeno originale, quindi, quello di Radio Tau. Com'è avvenuta la scelta dello staff? E come si realizza una radio di spessore senza essere noiosi? «Ho scelto nel mio staff professionisti della radio, che rispondessero alle caratteristiche utili alla realizzazione di quanto dicevo prima - precisa Magistretti - in pratica dei news jockey (gli americani sono molto bravi a coniare parole che riassumono interi concetti). Oltre a Gianluca Martini che è stato un tecnico molto valido e disponibile, c'era Mariangela Bacchi, con la quale abbiamo creato un fortunato programma di infotainment mattutino. Poi Paolo Bonazzi, il giornalista più noto della radio, che per 5 anni è stato la voce dell'informazione locale, e per il quale da 3 anni è stato creato il filo diretto con gli ascoltatori che tante soddisfazioni ci ha regalato in termini di feedback. Chicco Giuliani che oltre ad essere un bravissimo e noto dj è anche un valido speaker e giornalista musicale, e infine Alessio Aloisi, un giovane al quale valeva la pena dare spazio perchè ha un notevole margine di crescita professionale nel settore. Tutti ovviamente giornalisti. Quanto ai contenuti, direi che c'era di tutto e di più. A parte lo sport sul quale non ho mai investito perché non avevamo le risorse per competere con le altre emittenti locali su quel terreno, ho scelto di puntare su ciò che gli altri hanno sottovalutato in questi anni: la cultura, l'intrattenimento intelligente (non quello "vuoto di contenuti") e l'informazione imparziale».
Fa specie pensare che una radio costruita con queste finalità non abbia potuto sopravvivere in un settore dove i grandi gruppi editoriali la fanno sempre più da padrone nei confronti delle ormai rare realtà locali rimaste. Come avete saputo del ridimensionamento/chiusura della radio? «Abbiamo saputo della chiusura ognuno in tempi diversi. Sul perché di questa scelta però non chiedere a me. Io mi sono limitato a rispettarla. Personalmente mi è stato comunicato in gennaio. Ci siamo interrogati molto su cosa fare o non fare in questa situazione, anche di fronte al nostro pubblico. Sicuramente la prima decisione è stata di non cambiare nulla, di continuare a fare il nostro lavoro al meglio, fino all'ultimo giorno di trasmissione, così come facciamo da anni tutti i giorni. Poi si era pensato di fare qualche diretta conclusiva, ma il rischio era di finire col piangerci addosso. E la proprietà non riteneva opportuna una scelta di questo tipo. Infine ho deciso di comunicare agli ascoltatori la situazione con l'ironia, che spesso abbiamo utilizzato in questi anni. Quindi prima è nata la gag dell'ultima puntata: il programma comico del mattino da qualche mese annuncia che "...quella di oggi è l'ultima puntata". Poi ho fatto una parodia dello spot di un noto gestore di telefonia mobile, con "The final countdown" degli Europe, e il testo "Ahò noi staccamo, te che fai?" e lo slogan conclusivo "life is Tau", e un inquietante pink noize finale».
Che cosa verrà mancare a Bologna e in Emilia Romagna con la scomparsa di Radio Tau? «Con la scomparsa di Radio Tau verrà a mancare una voce che ha dato molta attenzione e spazio a tutti quegli argomenti che altri ritengono non facciano ascolto, come lo spettacolo e la cultura; mancherà una informazione imparziale e/o approfondita (non me ne vogliano i colleghi della zona, ma ognuno di loro, con un po' di onestà intellettuale, avrà ben capito cosa intendo) e soprattutto mancheranno 5 professionisti validissimi, che non lavoreranno più a Bologna o che non lavoreranno più in una radio. Ma come dicono i Queen "The show must go on"».