| [1982] RADIO CITTA' - MILANO
Un’altra radio di Milano che si sta impegnando seriamente in un ambito giornalistico è Radio Città, che con la sua seconda frequenza Radio Città 2 privilegia un discorso culturale e informativo.
"Noi tentiamo di operare e di incidere sul tessuto cittadino - spiega Marco Garofalo, il direttore editoriale - ma le opinioni raccolte le vogliamo organizzare noi. Conosciamo questo mezzo di comunicazione e ci sentiamo in dovere, oltre che in diritto, di mettere a disposizione questa professionalità per rendere al meglio le informazioni affidateci. È molto meglio per tutti una buona sintesi radiofonica che la lettura di un comunicato. Vogliamo essere una radio con una personalità, non camuffata dalla demagogia del microfono aperto. Questa sindrome da cornetta rende i redattori della radio quasi degli ostaggi in mano ad un pubblico che spesso, non sapendo usare il mezzo, se ne impossessa in maniera scriteriata e inutile.
Manteniamo col nostro pubblico un rapporto più diretto rispetto a quello degli altri mass-media, ma non deleghiamo a nessuno il nostro compito di fare informazione”.
"Anno primo, numero 22, 10 marzo 1982, sono le undici e 16 minuti esatti. C’è il sole... A quanto pare, almeno fino ad ora, non è la fine del mondo. E questo è un fatto. Ognuno è libero di considerarlo un bene o un male, ma è un fatto. L’ipotesi che il mondo potesse finire era stata avanzata nel 1974, quando un libro...”
Il ventiduesimo numero di "Milano Città” è iniziato così, con tono colloquiale, introducendo la notizia del giorno. Ad essa ne sono seguite altre e tra l’una e l’altra sono stati trasmessi alcuni servizi, qualche informazione culturale, rarissimi stacchi musicali. Il tutto per la durata di un’ora esatta.
"Milano Città” è un vero e proprio quotidiano radiofonico: viene trasmesso ogni settimana dalle 11,15 alle 12,15 dal lunedì al venerdì, dai 98 megahertz di Radio Città 2 di Milano. Vi lavorano otto redattori che confezionano per ogni numero dai sei ai dieci servizi giornalistici, più le notizie del giorno. La linea editoriale è rigorosamente orientata sul "locale": Milano è ancora Milano, più l’hinterland naturalmente, senza dimenticare talvolta gli avvenimenti esterni che possono avere una qualche influenza sulla città.
A coordinarlo è Giampiero Dell’Acqua, giornalista di lunga esperienza, noto tra l’altro per aver curato direttamente le pagine milanesi di ”La Repubblica". Approdato a Radio Città dopo una breve esperienza a TRM 2, una televisione privata milanese, ha inventato questa che è una testata giornalistica in piena regola. Esiste una sorta di "menabò” all’interno del quale sono disposti gli spazi occupati da interviste, inchieste, notizie, novità della cultura e dello spettacolo milanesi; ci sono: personaggi di Milano, i suoi artigiani e i suoi negozi, le iniziative commerciali, i dibattiti e le conferenze.
’’Milano Città” ha parlato per esempio delle multe affibbiate ai milanesi e della mancata ’prima’ dell'Anna Bolena alla Scala, delle botte in famiglia e del nuovo film di Maurizio Nichetti, degli scrittori milanesi e dei giovani leader (ovvero i ragazzi più ammirati dei licei milanesi). Come ogni quotidiano che si rispetti ha un supplemento, al venerdì, con le indicazioni per il fine settimana: musei, mostre, itinerari, gite, ristoranti. E al sabato mattina il quotidiano diventa un settimanale, che dalle 9 alle 12 presenta con una veste diversa per un pubblico diverso e quindi più orientata all’intrattenimento, il meglio dei servizi trasmessi durante la settimana.
Un professionista della carta stampata decide quindi di esplorare la radio. Non è una conoscenza epidermica, fatta magari di una trasmissione alla settimana, ma è un coinvolgimento pieno. Cosa significa? "Significa che sto imparando a usare la radio - risponde Giampiero Dell’Acqua -Non è difficilissimo, forse ciò che mi manca di più è la verifica diretta di ciò che faccio, la possibilità di intervento su qualcosa che sia scritto, e non parlato.
Ma in questa situazione viene ugualmente valorizzata la parola scritta (lo scrivo ancora, eccome), che deve essere poi letta. Negli ultimi dieci anni di giornalismo mi sono fatto un’idea precisa di una serie di parole che non si usano colloquialmente e che i giornalisti continuano a utilizzare, lo ora posso al contrario tentare di rivalutare alcuni modi di dire che sono propri del linguaggio parlato. Un. linguaggio essenziale, immediato, che punta al concreto così come concrete sono le persone che ascoltano e che fanno parte di un pubblico che dobbiamo crearci giorno dopo giorno. È anche per questo che proponiamo una serie di servizi di breve durata, che col tempo aumenteranno di numero proprio per toccare gli interessi di tutti gli ascoltatori”. Nella radio si dichiarano tutti più che soddisfatti di questo esperimento. ’’Prima eravamo bravi e volonterosi, ma sempre dei cani sciolti” confessa Michela Raffaelli, una redattrice. ’’Commettevamo puntualmente l’errore di trascurare il locale per privilegiare altri avvenimenti”.
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