| [1981] Per la radiolibera sarda "RTO" Radio Tele Oristano:
Preceduto da alcuni secondi di silenzio assoluto (un’eternità alla radio) si sente, parzialmente coperto dal rumore del mare e dalla distanza, il fischio desolato di una nave lontanissima: è la sigla di «Sussurri dal Titanic», una trasmissione prodotta dalla R.T.O. (Radio Tele Oristano), che gli eterogenei navigatori della modulazione di frequenza in questo periodo possono, con un po’ di fortuna, intercettare nel mare troppo spesso piatto della consuetudine radiofonica contemporanea.
A questo punto sorgono due domande: «perché Sussurri dal Titanic?» e «che cos’è Sussurri dal Titanic?». Rispondere alla prima domanda è più semplice: la tragica vicenda del Titanic credo sia nota a tutti: il transatlantico affondò durante il suo viaggio inaugurale dopo aver urtato la fiancata contro un iceberg. Prima della partenza il Titanic era stato dichiarato assolutamente inaffondabile. Gran parte dei passeggeri annegò. Da allora il Titanic con tutto il suo splendore, con tutta la sua ostentata inaffondabilità, con la musica delle sue feste a bordo e con la sua stessa tragedia è diventato un po’ il simbolo della civiltà del nostro secolo; una civiltà transoceanica, mastodontica e compiaciuta che sembra, non essere sfiorata minimamente dalla preoccupazione per un qualsiasi pericolo, sembra ignorare del tutto la possibilità di un iceberg, questa montagna di ghiaccio semisommersa che può simboleggiare efficacemente la morte, una morte da intendersi nel senso più ampio, un senso che va dalla conseguenza di un’apocalittica esplosione nucleare al vuoto interiore di un individuo.
Perché dunque Sussurri dal Titanic! Perché in questa trasmissione vengono prese idealmente in considerazione quelle voci, quei suoni, quei rumori, quelle suggestioni che, rese quasi impercettibili dai suoni dell'orchestrina di bordo o dalle grida dei macchinisti, «sussurrano» la possibilità di un iceberg.
Tentando di fornire una risposta alla seconda domanda e cioè «che cos’é Sussurri dal Titanic? » cominciamo dicendo da chi vengono prodotti i «sussurri» selezionati per la trasmissione: elencare tutte le voci sarebbe troppo lungo, diciamo che, per esempio, si passa da Umberto Eco a Pirandello, da Kafka al suono di un organetto a gettone, da Bukowsky a Gaber, da Hitler a «Collages», da Califano a una gran pioggia, da Prevert a Benito Urgu, da Gillo Dorfles a un treno che passa, da Sandro Ciotti a D’Annunzio, dalla Banda Musicale Autonoma S. Cecilia di Oristano ad Hemingway, da un flipper a Jorge Louis Borges e così via con tantissime altre voci che solo in alcuni casi sono consce di prefigurare l’iceberg.
Questo eterogeneo campionario di «sussurri» è esposto nel corso di dodici trasmissioni; ogni trasmissione dura dai quindici ai ventisei minuti e ognuna tratta un argomento assolutamente diverso, per farsene un’idea basta dare uno sguardo ai titoli delle varie puntate: «assenze», «12 amori svalutati», «i vincitori (tra cui i fantini)», «Maria», «dolci & tentazioni varie» ecc. Nonostante questa grande diversità di temi in Sussurri dal Titanic esiste una coesione di fondo, un drammatico filo rosso cuce tutti i segnali, anche i più allegri, anche i più (apparentemente) casuali. Sussurri dal Titanic si offre alla sensibilità dell’ascoltatore stuzzicandolo con continue piccole sorprese, stimolandolo ad una lettura critica di segnali spesso contrastanti, emozionandolo in un ascolto talvolta coinvolgente; l’ascoltatore è spiazzato continuamente da un montaggio che lo sballotta con ritmi sempre diversi in un clima che passa dall’enfasi alla malinconia, dalla confidenza all’esagerazione, dall’ironia alla paura e in ognuno di questi passaggi è evidente la lucida e disinvolta padronanza del linguaggio radiofonico dell’ideatore-regista della trasmissione, il suo nome è Filippo Martínez, e accanto a lui vanno ricordati Sergio Dancardi, responsabile di un mixaggio sempre rigoroso, e Pino Porcu, la stupenda «voce ufficiale» di Sussurri dal Titanic.
Una ultima nota di merito, se permettete, vorrei dedicarla a Lucia Manca, la giovane responsabile artistica della R.T.O., che ha voluto questo «Titanic» fra gli iceberg più o meno mortali della disco-music e affini.
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