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CAROSELLO - RAI, la storica rubrica rivive (per pochissimo) nel '97!

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view post Posted on 23/9/2016, 09:34
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[1976][DOSSIER] IL PENSIONAMENTO DI CAROSELLO

E così la rubrica che ci ha offerto le opere più ispirate di molti dei nostri registi (Enzo Biagi), il prodotto migliore del cinema italiano (Jean-Luc Godard), lo spettacolo più popolare della RAI (Morvan Lebesque), uno dei migliori esempi di pubblicità televisiva nel mondo (Jack Gould), insomma Carosello, sta per lasciarci. Di lui hanno scritto in termini commossi i cronisti, critici gli psicologi e i semiologi, commerciali gli inserzionisti, preoccupati i pubblicitari < secondo il Corriere della Sera il 57 per cento della produzione cinematografica è oggi rappresentato dai fìlmini pubblicitari per la TV. Nel settore, aggiunge Epoca, lavorerebbero almeno 1500 persone), moralistici gli educatori, polemici il solito critico ma già si sapeva.
Letto tutto, mentre i più diretti interessati, cioè RAI, Si-pra, Sacis. rappresentanti degli inserzionisti e dei pubblicitari, stanno accordandosi sulla trasmissione sostitutiva — su entrambe le reti, con « spots », cioè comunicati, di 60 secondi contro i 100 attuali; e comunque si tratterà di una soluzione sperimentale, limitata al '77, per saggiare anche le reazioni dell’utenza — non resta che sedersi davanti alla TV, guardare Carosello con l’animo di chi sfoglia l’ultima margherita, e intanto, come usa fra compagni di video, rifarne un po' la storia. Che è anche un buon modo per salutarlo.

Bisogna riandare molto indietro. Anche se qualche giornale ha scritto che « morire a vent’anni è dura » Carosello, televisivamente parlando, è vecchissimo. Dunque erano le 20,50 del 3 febbraio 1957 quando « tatatatatà con gondole e cavallini » (La Stampa) ecco debuttare la nostra rubrica. Gli « spots », uno in fila all’altro da cui il nome Carosello, durano 135 secondi: la prima parte è occupata dallo spettacolo, la seconda (il codino, 30 secondi) dal messaggio pubblicitario. E’ la formula giusta. Ma a capirlo, allora, furono in pochi. Mentre Giovanni Fiore (Sipra) e Gino Sinopoli (Sacis) sostenevano, a ragione, che l’interesse del pubblico era dovuto proprio a questa « concentrazione nel tempo » di scenette completamente diverse fra loro, i pubblicitari, come risulta dagli atti di un convegno svoltosi a Trieste, si lamentavano perché 135 secondi erano pochi: « A dotto’, dica un po’ lei come si fa in meno di due minuti a raccontare qualcosa! ». Comunque ci provano.

Sono i tempi della coppia Viarisio-Zoppclli. Con Carosello Viarisio conosce una seconda giovinezza artistica, anche se poi il suo nome rimarrà definitivamente legato a quello della rubrica: la serie di cui è protagonista, sponsor una fabbrica di panettoni, dura 10 anni, un record Altro mattatore d'epoca è l’ispettore Rock, che da allora divide gloria e pelata con Cesare Polacco. Un po’ come è successo fra Shendan e Lay che invece si dividono l’impermeabile. Ma se a Polacco Carosello sta bene a Lay-Sheridan va un po’ stretto, e si vede. Insomma se da un lato Carosello distribuisce generosamente popolarità e ricchezza — i cachet sono altissimi, dai 30 milioni di Mina agli 80 della Carrà ai 120 della prossima debuttante Sofia Loren, Paolo Ferrari ci ha costruito sopra una villa — dall’altro si comporta come una trappola: entrare è facile, uscirne molto meno.

E’ capitato anche a un altro bravo attore, Ernesto Calindri. Le prime volte sembrava un gioco senza pericoli, una serie sulle fodere, un'altra su certe specialità farmaceutiche e via in palcoscenico. Poi l’incontro fatale. Un giorno i telespettatori lo scoprono sorridente e tranquillo in mezzo a una strada affollata di macchine: non lo dimenticheranno più. Ha cercato di trarlo d'impaccio, occhi languidi e voce sexy alla Valentino, anche un interprete alla moda come Alberto Lionello. E’ rimasto un anno col suo bicchiere in mano, e la gente a domandarsi: « Ma Calindri quando toma? ». Finalmente ecco di nuovo Calindri. Le prime volte sembrava persino commosso.

Più abili nell’evitare il rischio di diventare « carosellisti » si sono dimostrati i comici: da Tino Scotti il cavalierissimo a Dapporto-Agostino a Gino Bramieri passato indenne fra catini di plastica, bottiglie di liquore e fusti di detersivo. Appartengono a questo gruppo fortunato anche Tognazzi, che ha percorso in lungo e in largo il fronte degli alcoolici fermandosi anche a far provvista di penne a sfera e detersivo, Noschese, che è tutti e nessuno, Vianello. che ha sempre l'aria di essere appena arrivato per far piacere a un amico.
Gino Cervi invece cominciava ad accusare un po’ troppo le morbide atmosfere del suo brandy. Il cammino inverso, cioè da Carosello ad altri generi di spettacolo, si è rivelato impossibile o quasi. I due soli casi da segnalare sono Solvi Stubing che ha lasciato felicemente la birra per il cinema e Corinne Cléry passata dagli sketch con Yul Brinner a Histoire d'O.

In questo « carosello » di nomi e volti familiari, di sorrisi e gambe da capogiro è facile perdersi, dimenticando che Carosello non è fatto soltanto di attori. Anzi una ricerca svolta presso l’istituto Agostino Gemelli su modelli e valori della pubblicità televisiva ha accertato che il 74 per cento dei Caroselli è realizzato senza divi. In quanto alle preferenze del pubblico sono andate via via mutando. In un'indagine del '58 fra i generi preferiti erano i disegni animati, i telequiz e i film di fantasia. Al quart'ultimo posto i gialli, all’ultimo lo sport. Secondo un’altra inchiesta più recente al primo posto erano tornati gli show di attori noti con a ruota i cartoni animati, in coda erano finiti i quiz. I bambini invece continuano a preferire i film d'animazione. E i personaggi più simpatici? Gatto Silvestro, Carmencita e Caballero, la « striscia » della pentola a pressione, i briganti mattacchioni. Qualcuno si ricorda di Topo Gigio ma la sua popolarità è in diminuzione. Poi vengono, tra i personaggi umani, Raimondo e Sandra, Jerry Lewis, Minnie Minoprio (quest’ultima indagine è del Settimanale).

Un caso a parte è Calimero, nome ormai entrato nel mito: oggi si è calimero come si è dongiovanni, casanova, donchisciotte, cenerentola, giuda (Umberto Eco). A Calimero sono stati dedicati saggi, una tesi di laurea, e un gran numero di « spots » da quando, il 14 luglio 1963 comparve per la prima volta sul teleschermo prendendo a prestito il nome severo di un funzionario dell’imperatore Adriano che fu vescovo a Milano fra il 136 e il 170. E adesso?... « diranno subito i miei piccoli lettori ». Niente paura. Come Pinocchio anche Calimero vive ormai felice nelle pagine dei libri.
 
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