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[1981][DOSSIER] RADIO BLU - ROMA
SECONDA GESTIONE Radio Blue diventa Radio Blu nel 1978, la vecchia proprietà è completamente estro-messa, si costituisce una società a responsabilità limitata con due nuovi soci; dietro di loro, la federazione romana del partito comunista. La radio cambia volto: dalla radio tipicamente commerciale si incammina sulla strada dell’informazione in concomitanza con la difficile virata che il PCI opera nel settore passando dalla difesa strenua del monopolio all’intervento attivo nel settore privato. Adesso Radio Blu è il quotidiano radiofonico privato più costoso e più ascoltato, della capitale: dieci tra redattori e fonici/registi assunti a tempo pieno e inquadrati con i minimi contrattuali di categoria (560 mila mensili); dieci tra tecnici e amministratori assunti part-time, fanno di Radio Blu un apparato informativo che costa 150 milioni l’anno. Radio Blu sembra essere una radio sicura di sè, un piccolo gioiello dalla organizzazione del lavoro perfettamente lubrificata, capace di affrontare adeguatamente le insidie del mercato. Un unico problema: e se il partito comunista cambiasse di nuovo opinione sulle radio extra-monopolio? Ecco, di seguito, i più importanti dati tecnici di Radio Blu: potenza d’uscita: 2500 watt, trasmettitore Collins, vengono irradiati da Rocca di Papa, un comune a 25 chilometri in linea d’aria da Roma. Nonostante l’indubbia qualità tecnica dell’alta frequenza esistono tuttora dei gravi problemi di ascolto in alcune zone di Roma che sono dovuti — a detta dei tecnici della radio — alle interferenze delle altre emittenti e alla generale situazione di sovraffollamento dell’etere romano; - bacino d’utenza: come per tutte le altre emittenti è più difficile coprire bene Roma che arrivare con il segnale in Sardegna. In ogni caso, Radio Blu non pensa di rincorrere la qualità tecnica dell’ascolto buttandosi nella corsa al rialzo del wattaggio dei trasmettitori ; - audience: con il tredicesimo posto assegnatole dal sondaggio Irei e il 3,0% dell’ascolto (come Radio Radicale) Radio Blu è la prima radio d'informazione di Roma e provincia ; - assetto proprietario: la S.r.l. Radio Blu, proprietaria degli impianti, è formata da Massimo Tiberi e Giulio Cesare Italiani. L’amministratore della società è Riccardo Bernardini unico superstite della vecchia proprietà: tutti e tre sono esponenti del partito comunista; - gestione: la gestione dell’emittente è affidata al collettivo redazionale che è formato da tutti i dipendenti della radio; - organizzazione del lavoro: di gran lunga la più articolata e importante nelle radio romane d'informazione. Radio Blu dispone di otto redattori inquadrati contrattualmente con i minimi della categoria giornalistica (il direttore responsabile del giornale radio è Grazia Francescato, una giornalista dell'Ansa); di due redattori musicali con la qualifica e il contratto di fonici registi secondo normative accettate della Fls (Federazione Lavoratori dello Spettacolo); 5 tecnici part-time (25 ore settimanali) con il contratto Fls; quattro dipendenti part-time per la segreteria di redazione, segreteria amministrativa, direzione e segreteria della promozione pubblicitaria e dell’immagine dell'emittente. E poi, ancora, tre collaboratori per l’informazione e dieci per i programmi musicali. A prima vista quella di Radio Blu è l’organizzazione del lavoro più dettagliata e rigida che finora abbiamo incontrato. In realtà anche a Radio Blu vale il principio della polivalenza parziale delle mansioni e della discussione collettiva della programmazione; - bilancio: Nell’80 la radio è costata 150 milioni: 30 sono arrivati dalla pubblicità (Radio Blu non ha ancora concessionarie pubblicitarie nazionali ; per Roma, lo scorso anno, si è servita della Cis), 30 sono frutto dei concerti, degli spettacoli e comunque di tutte le iniziative collaterali all’emittenza radiofonica; 90 li ha versati, sotto forma di contributo, il partito comunista romano. Nell’81 Radio Blu ha usufruito di un contributo straordinario per le campagne elettorali (referendum ed amministrative) di 30 milioni. Ma si deve anche dire che negli ultimi 60 giorni la nuova strategia pubblicitaria (definizione del target della potenziale committenza nell’industria editoriale romana e in quella dello spettacolo) ha già fruttato contratti per circa tre milioni; - programmazione: 24 ore; quasi diciannove in palinsesto, notturno non-stop. « Oggi regna il denaro, e le tv private si fanno per fare soldi e si avviano sempre più a essere semplici terminali di programmi confezionati dalle concessionarie pubblicitarie, e non certo al livello dei progetti commercialmente spettacolari di Canale 5 » dice Franco La Torre di radio Blu. |