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Posts written by Dantus

view post Posted: 3/2/2017, 12:53 [DISCUSSIONE] RADIO LAZIO - Storia delle Emittenti Radio
[1986] RADIO OLIMPIA

Radio Olimpia, di proprietà della Eretum Internazionale srl., trasmette dal 1979 su Roma e province limitrofe; le frequenze sono gli 88.300-92.900-107.400 MHz e l’ascolto è assicurato dai ponti ripetitori installati nel 1980 sul monte Gennaro (1200 metri sul livello del mare).

L’emittente romana ci ha comunicato che da qualche settimana la sede della società e gli studi di produzione sono stati trasferiti da via Olimpia 30 a Monterotondo nella Capitale e precisamente in viale Giulio Cesare 183, 00192 Roma (telefono 352174). Non vi sono invece variazioni dal punto di vista tecnico per cui l’area coperta dalle trasmissioni di Radio Olimpia è rimasta la stessa.
view post Posted: 11/1/2017, 17:06 [DISCUSSIONE] RADIO TOSCANA - Storia delle Emittenti Radio
[1986] RADIO FLASH A FIRENZE E PISTOIA
Dopo molte peripezie Radio Flash (Calenzano in provincia di Firenze), a coronamento di otto anni di attività, è riuscita ad ampliare la sua area di ascolto in misura tale da comprendere le città di Firenze, Prato, Pistoia ed Empoli e parte della vallata del Mugello con la frequenza 106 MHz.
Radio Flash è un’emittente giovane (età media dello ‘staff 21 anni) e propone quindi programmi adatti sia ai gusti del proprio pubblico che a quelli dei componenti dello ‘staff della radio. A questo proposito ricordiamo che Laura Guarnieri, Simone Ferrini, Andrea Mengoni curano i programmi musicali; il settore pubblicitario è coordinato da Fabio Fossi che è affiancato nel suo lavoro da Mario Demonte. Radio Flash propone una formula pubblicitaria informativa vale adire che ai vari inserzionisti vengono offerti spazi nei quali essi sono messi a contatto diretto con il pubblico.
Tra gli speakers dell’emittente segnaliamo i nomi di ‘La vecchia volpe’, Fabio, Leo Sternini, Simone e della bella Laura, animatrice dell’intera mattinata di Radio Flash. Nell’ambito dei programmi ricordiamo i bollettini del mare e della neve, i notiziari nazionali e regionali e varie iniziative culturali come la ‘Forchetta d’argento’ che prevede la partecipazione dei più noti chef e barman della zona.
view post Posted: 8/1/2017, 14:27 [DISCUSSIONE] RADIO LAZIO - Storia delle Emittenti Radio
[1986] I DIECI ANNI DI MUSICA RADIO

Decimo compleanno per Musica Radio di Latina che ha iniziato le trasmissioni il 25 marzo 1976. In dieci anni di attività l’emittente si è guadagnata la simpatia e la stima di un buon numero di ascoltatori grazie alla spontaneità delle conduzioni, affiancata da una seria professionalità.

La programmazione, ricca di musica, informazione, rubriche, intrattenimento, interviste, ha portato la radio ai primi posti nell’ultima indagine d’ascolto Isar 1984-85.

Per quanto concerne i dati tecnici, occorre segnalare che Musica Radio trasmette sui 102.850 e 102.600 MHz della modulazione di frequenza. La sede è in viale Petrarca 38 a Latina con telefono 0773/495795-489787-483873. Direttore responsabile è Mario Di Lembo e direttore dei programmi Fernando Bruno. L’area di ascolto comprende il nord della provincia di Latina e la zona sud di quella di Roma. La Sper è il punto di riferimento per l’acquisizione della pubblicità nazionale.
view post Posted: 1/12/2016, 12:24 SCOMMETTIAMO - Trasmissioni & Fenomeni CULT
[1977] Per la televisione pubblica italiana "RAI":

SCOMMETTIAMO ?

Dopo alcune settimane, necessariamente di assestamento, il gioco a quiz di Mike Bongiorno incomincia ad assumere contorni più precisi e a suscitare reazioni più motivate. Vengono, inoltre, alla ribalta i primi personaggi, i primi piccoli drammi (ad esempio la campionessa che perde in un sol colpo oltre due milioni e mezzo), le prime contestazioni (domande su Dante Alighieri e il cinema neorealista) e i primi colpi di scena (come nella puntata in cui tutti i concorrenti sono finiti sotto zero).

Ma quali sono i commenti della critica, cioè di quei giornalisti ai quali più volte Mike si rivolge durante le sue trasmissioni e che magari lo fanno « dannare » perché cercano di suggerire la risposta alla graziosa concorrente smarrita?

Bisogna innanzitutto dire che la stampa ha tenuto, in generale, due atteggiamenti diversi: all'inizio si è mostrata diffidente verso un gioco troppo complicato (o che pareva tale) per essere stato ideato da quel cultore del « quiz puro » (e semplice) qual è Bongiorno. Via via però che le settimane sono trascorse, tolta qualche eccezione, i commenti hanno assunto toni tutto sommato benevoli.

D’altra parte lo aveva detto anche Mike: « Prego gli amici giornalisti presenti alla prima registrazione di Scommettiamo? di tirare le somme di questa prima trasmissione-quiz dopo tre o quattro puntate. Per ora è un'incognita anche per me ».

« Bene, da buoni avversari stiamo ai patti: rimandiamo le somme », gli risponde il quotidiano Il giorno dopo la puntata d'inizio ufficiale, anche se formula già qualche rilievo negativo (« la mancanza di evasione sonora » e « l’eccessiva lunghezza del gioco del tabellone») e positivo (« la trovata dell’handicap »).

Anche per La notte « la parte più interessante dell'appuntamento è negli handicap previsti nel corso della trasmissione. Questi momenti », afferma ancora il quotidiano milanese, « sono abbastanza elettrizzanti, fanno clima da film giallo ». Il rilievo che rivolge al gioco è la mancanza di un jolly col quale raddoppiare le vincite dei concorrenti, però il raddoppio non dovrebbe andare a loro, « ma — secondo le preferenze e le indicazioni di ciascuno — dovrebbe essere assegnato in beneficenza ».

Secondo il Corriere della Sera il successo o meno della trasmissione è tutta una questione di milioni perché: « un quiz
come Scommettiamo? ha un indice di interesse e gradimento strettamente collegato ai milioni " giocati " (e si badi bene " giocati ” non vuol dire necessariamente vinti) ».

Più critico il commento dell'Unità: " Gli ingredienti sono sempre gli stessi, da più di vent'anni; sebbene con una " novità al passo coi tempi l'ingresso di congegni elettronici in televisione per giocare al quiz con le regole dei book-makers • L'introduzione dell'elettronica è sottolineata anche dal Messaggero (« molto si è concesso alla tecnica di avanguardia »).

Ma la puntata che ha « sgelato » quasi tutta la critica è stata la terza con scommesse elevatissime, vincite notevoli, colpi di scena a non finire »

(Corriere della Sera); « emozionante, veloce, appassionante », come scrive II Giornale nuovo, « un'ora di autentico divertimento ». Sempre secondo il quotidiano diretto da Montanelli Scommettiamo? « ha rivelato le molte possibilità di spettacolo racchiuse in questa formula di quiz ». Identico il giudizio del Messaggero.

« Aveva ragione Mike », afferma a sua volta II giorno, in quanto alla terza puntata il gioco «è effettivamente esploso». Il giornale definisce Mike « un gatto che resuscita ogni volta che la televisione inventa, o rielabora, un suo quiz ».

Costantemente critico il giudizio della Stampa di Torino. Secondo il quotidiano « davanti alle domande, alle cuffie, ai pulsanti, al Mike che si rivolge alla platea col piglio del buon maestro che parla con gli scolaretti si ha la sensazione di tornare alla fine degli Anni Cinquanta, quando il quiz di Bongiorno rappresentava non solo per la RAI ma per l'Italia intera un qualcosa di enormemente importante ». ma. ammette La Stampa, « anche se la platea è meno disposta ad appassionarsi e ad eleggere eroi, rimane evidentemente il compiacimento per una vecchia abitudine ».

Il Messaggero, invece, sostiene che la trasmissione « potrebbe avere successo, proprio perché antepone il quiz a ogni forma di spettacolo»; e poi c’è sempre Bongiorno: « una garanzia. Attira il pubblico come il miele le api ».

Il primo personaggio salito alla ribalta (Fiorella Brocchetta) è stato quindi sufficiente ad assicurare « fiato a pezzettini e interesse a non finire » (così ha scritto II giorno) agli spettatori del quiz, il quale, come sempre, ha assolutamente bisogno di « tipi » originali. E questi non mancheranno certo, perché Mike è un abile « cacciatore di personaggi » sempre alla ricerca della sua preda.
view post Posted: 12/11/2016, 13:39 [DISCUSSIONE] RADIO EMILIA ROMAGNA - Storia delle Emittenti Radio
[1986] RADIO INFORMAZIONE BOLOGNA
A Radio Informazione, piccola emittente bolognese nota nel capoluogo emiliano per i prestigiosi concerti di musica classica organizzati da qualche anno, da gennaio è in atto una singolare ed interessante esperienza. La radio è in effetti gestita completamente dalla Handicoop, una cooperativa di non vedenti che si occupa dello sviluppo professionale ed umano di questa categoria di portatori di handicap.
“In effetti — dice il presidente della Handicoop Vito la Pietra — abbiamo affrontato con entusiasmo, ma anche con la comprensibile inesperienza ed impreparazione, questa nuova avventura. Si tratta in sostanza di riuscire a creare un’emittente ‘di servizio’ per i non vedenti che, data la loro condizione, difficilmente possono leggere libri, riviste e giornali”.
Di qui è venuta l’idea del ‘giornale via etere’ cioè della approfondita lettura radiofonica — con confronto critico — delle varie testate quotidiane (qualcosa di più di una normale rassegna-stampa) e di tutte le altre iniziative di Radio Informazione con prevalenza dei temi culturali e naturalmente una forte presenza della musica. Sono previsti anche dibattiti e tavole rotonde.
“Per ora abbiamo affittato Radio Informazione fino a luglio — dice La Pietra — Noi per la verità vorremmo anche acquistarla perché quest’idea di una radio ‘diversa’ e ‘di servizio' per gli handicappati ci pare valida e utile per molte persone”.
view post Posted: 22/10/2016, 12:41 [DOSSIER] CIRCUITI SYNDICATION - Dossiers 30 anni di Storia delle Emittenti TV
[1987] EURO TV PUNTA AL 5% DELL'ASCOLTO

Dopo l’annunciato divorzio delle sette emittenti dal circuito di Euro Tv, l'altro giorno la syndication di Calisto Tana ha risposto facendo intervenire direttamente un nuovo socio del gruppo, Vincenzo Romagnoli, alla convention convocata all'Hotel Michelangelo di Milano. L'azionista di maggioranza dell’Acqua Marcia ha voluto presentare personalmente alle emittenti associate ad Euro Tv il suo plano per rlcompattare e rilanciare il «terzo polo» televisivo italiano.
Romagnoli ha già potenziato le strutture manageriali della rete commerciale e ha approntato un plano di investimento di duecento miliardi di lire per far crescere fino al cinque per cento. nell'88, l'attuale media di ascolto di Euro Tv, attestatasi sul 3,5 per cento nel «prime Urne- (dalle 20.30 alle 23).

Inoltre, è stata costituita una nuova concessionaria, la Odeon Pubblicità, cui toccherà il compito di raccogliere le Inserzioni della pubblicità nazionale di Euro Tv. Romagnoli ha anche proposto di cambiare il nome della syndication In «Odeon Tv» per staccare completamente l'emittente dalle esperienze del passato.
Alla convention milanese hanno preso parte tutte le televisioni associate in circuito nazionale, tranne Tele Norba. leader della recente scissione e altre tre emittenti che, peraltro, a differenza del presidente della rete pugliese Luca Montrone, non hanno mandato alcuna nota di disdetta del contratto che le lega a Euro Tv fino al 31 dicembre di quest'anno: TVQ (Abruzzo), RTV 38 (Toscana), Tvr Voxon (Lazio).

Ed ecco in sintesi le proposte formulate da Romagnoli: 1) Contratto unico, uguale per tutti, sulle otto ore di programmazione nazionale in comune fornito dalla casa madre sotto forma di «plzzone» precaricato della pubblicità nazionale e con gli spazi liberi per la pubblicità locale. 2) I programmi fomiti sono gratuiti e la pubblicità locale andrà a beneficio esclusivo di ciascuna emittente che, però, dovrà raccoglierle a sue spese. 3) Spese di ricerca, promozione e indagine sono a carico della casa madre «Odeon Tv». 4) Una quota in danaro da ripartire proporzionalmente tra le emittenti associate, in modo da offrire ampie garanzie sulla gestione e sugli utili. La somma globale sarà di 60 miliardi per cinque anni di contratto.

I partecipanti alla convention di Euro Tv hanno ascoltato le proposte di Romagnoli e hanno annunciato una risposta entro i primi giorni della prossima settimana.
view post Posted: 17/10/2016, 11:42 CHI - Trasmissioni & Fenomeni CULT
INCHIESTA SU "CHI" / SECONDA PARTE

Gli uomini chiave: Chi ha paura del Lupo cattivo? Nessuno, specialmente quando il Lupo appare nei panni d’un commissario all'italiana, svagato e antitradizionale, frivolo e un po' distratto: i suoi interrogatori escono dal filone classico, sono estemporanei, alla Ionesco. « Lei dove si trovava ieri sera, alle 19,30? », domanda gelidamente. « Al cinema », risponde, con voce tremante il suo interlocutore. E Lupo, alias commissario Serra, subito interessato: « Che film ha visto? ». L’altro, titubante: « Ho visto “ Novecento " di Bertolucci ». « E mi dica, mi dica, le è piaciuto? Preferisce l'interpretazione di Depardieu o quella di Robert de Niro...? », prosegue sempre più interessato il commissaro Serra senza nascondere la sua soddisfazione per come non si svolgono le indagini. Oppure al momento di tirare le fila d’un caso difficile: « Chissà perché », dice, pensoso, « noi poliziotti veniamo chiamati piedi piatti! Io i piedi me li sono fatti esaminare e non li ho affatto piatti ». E' un Lupo, dunque, bonariamente travestito da nonna, ma che sa tirare fuori le zanne al momento giusto.

Invece Nino Castelnuovo (commissario Cremonesi) incarna il personaggio del commissario-commissario. Quando conduce un'inchiesta va sempre al sodo, senza concedersi divagazioni, senza permettere ai suoi hobbies e alla sua vita privata d’interferire nei « casi » che gli si presentano di volta in volta. Però scherza volentieri. E gli si conosce un tic: lancia in aria una monetina, nei momenti culminanti, chiedendo al suo assistente: « Testa o croce? »; dopodiché senza fargli vedere il risultato dice tranquillamente: « Ho vinto io ».

Sono questi i due uomini chiave della trasmissione « Chi? ». Quelli che dovranno guidare i concorrenti con le loro domande verso la soluzione giusta. Per partecipare al gioco non occorre quindi una preparazione specifica, né una particolare esperienza di romanzi gialli: basta avere colpo d'occhio, memoria pronta, una certa capacità di analisi e di deduzione. Qualunque uomo della strada, sia pure sprovvisto di preparazione culturale, ma sveglio, può partecipare alla trasmissione, presentandosi come concorrente; e vincere. D’altronde in ognuno di noi, come sappiamo, sonnecchia un commissario Maigret: tutto sta nel saperlo risvegliare al momento buono.

La donna chiave: Settembre, evviva, è tempo di vallette. Ma le vallette non hanno ancora fatto il loro tempo? La televisione si aggiorna, è più svelta, moderna, osée: che ci sta dunque a fare, ormai, la valletta, sia pure bella, ma castamente vestita; sia pure colta, ma regolarmente muta? Come, che ci sta a fare?: la valletta, signori miei, è importantissima. Dice Giancarlo Nicotra, regista di Chi?: « La funzione della valletta è quella di alleggerire la trasmissione, di sorridere e, soprattutto, di porgere». Porgere che cosa? « Be’, tutto quello di cui ha bisogno il presentatore: la busta, la scheda, il punteggio; e poi i fiori all’ospite d'onore, la mano ai concorrenti, il regalino alla diva ». E quando non porge? « Quando non porge è sempre una presenza amabile che rallegra rocchio dei telespettatori e rincuora i concorrenti. E poi fa parte della tradizione ». Tutta l'Italia televisiva, assicurano, trascorre l'autunno nel dubbio, « come sarà mai la nuova valletta? », e si placa soltanto quando, alla fine, sa com'è: sarebbe una catastrofe nazionale se, all'improvviso, la valletta scomparisse, ingoiata dal nulla. « E’ una presenza assolutamente inutile; se stesse in me la toglierei di mezzo subito », afferma Casacci, uno degli autori della trasmissione, con un sorriso talmente sardonico che c’è da credere che la vittima, nel suo prossimo giallo, sarà sicuramente una valletta.

In realtà la valletta è il fiore all'occhiello del presentatore: « Un gingillo che va scoperto con quel particolare fiuto per i gusti del pubblico ch'io credo senz'altro di possedere », afferma Pippo Baudo. Il quale si fa il punto d'onore di presentare ad ogni stagione un « tipo » diverso e magari opposto a quello della stagione precedente. Quando lanciò Paola Tedesco, Vanno scorso, ebbe a dire: « E‘ una donna vera, che esce dal cliché stereotipato della ragazza carina, pulitina, tutta ammodino ». Quest'anno, per Elisabetta Virgili. dice: « E' l'antipodo della Tedesco " bonona ” e statuaria: la classica ragazza di oggi, carina e pulitina ». In effetti si vuol offrire la faccia nuova che, in qualche modo, s’imponga: una gara silenziosa fra i due presentatori da quiz, Baudo e Bongiorno, che viene combattuta a colpi di valletta. Alla Sabina Ciuffini di Bongiorno, Baudo contrappose la Tedesco, alla Elisabetta Virgili di Baudo, Bongiorno risponde con una « perla nera » che debutterà in gennaio nel suo nuovo gioco a premi.

Come funziona: Questa trasmissione, il cui titolo ricorda un film di Polansky è l'ultima e più recente reincarnazione di canzoniissima: finiti i tempi fastosi della Carrà, dei balletti con coreografia di Don Lurio, dei cantanti in smoking e sparato bianco, la Lotteria Italia si è adattata a procedere a passo di quizzini?, il giallo-quiz di quest’anno, è articolato in due parti, l'una ben distinta dall’altra. La prima, che mira a « scaldare » i concorrenti, si compone di tre giochi: uno basato sullo spirito di osservazione, la memoria di chi partecipa e che dovrà ricordare nei minimi dettagli tre fotografie viste per pochi attimi; il secondo dovrebbe verificare la prontezza di riflessi e la capacità di ragionamento dei concorrenti, che riceveranno un certo numero di lettere per comporre determinate parole; il terzo mette alla prova l'informazione spicciola esigendo l’identificazione d'un personaggio di cronaca attraverso le allusioni « sfuggite » via via a Pippo Baudo.

La seconda parte, che rappresenta il clou e la novità del gioco, consiste in un telefilm, della durata di 30 minuti, che s'interrompe al momento culminante: chiusi ciascuno in una cabina nera costruita come un cappuccio del Ku Klux Klan, i concorrenti seguono la vicenda su un piccolo monitor. Si (ratta non solo di indovinare chi è il colpevole fra i tre sospetti indicati dal commissario di turno, ma di dimostrare che chi indovina si è inserito nella vicenda: « Se il giallo in questione fosse stato interrotto due minuti prima, avreste designato lo stesso colpevole?», oppure « Se i dati offertivi all’inizio fossero invertiti, sarebbe accaduta la stessa cosa? ». I concorrenti imbucano le risposte in una cassetta provvista di segnatempo. Dopodiché la trasmissione si chiude ncìl attimo di maggior suspense: non solo si ignora chi ha ucciso, ma, assai peggio, s’ignora chi ha vinto. La domenica successiva, alle 14 del pomeriggio, viene resa nota la fine dei giallo e si conosce il destino dei tre concorrenti. Per sapere chi è in testa occorre sommare i punti ottenuti da ciascuno durante le due fasi: il vincitore verrà proclamato « maglia gialla » e avrà il diritto di partecipare alla puntata seguente che va in onda alle 17. Ogni concorrente che avrà individuato il colpevole riceverà un gettone d’oro del valore di lire 100.000 per ogni punto conseguito. Il concorrente che non avrà individuato il colpevole riceverà un solo gettone d'oro da 100.000 lire.

Anche i telespettatori potranno partecipare al concorso, una volta acquistato il biglietto della lotteria, inviando l’apposita cartolina con il nome dell’assassino: e, privilegio notevole, potranno farlo prima ancora dei concorrenti. Per il pubblico, infatti, la gara ha inizio dalla puntata zero che va in onda il 3 ottobre per spiegare il meccanismo del gioco e a beneficio dei soli telespettatori ha l’aggiunta d'un breve « giallo in piedi » della durata di dieci minuti. Tre attori in piedi davanti alle telecamere (nessuna scenografia né azione) ricostruiranno un episodio misterioso rimettendo ai telespettatori l’ardua ma lucrosa sentenza: chi è il colpevole?
view post Posted: 17/10/2016, 09:35 APPUNTAMENTO CON FIVE - Trasmissioni & Fenomeni CULT
[1981] APPUNTAMENTO CON FIVE

Trasmissione del pomeriggio in onda tutti i giorni, domenica esclusa, su Canale 5 dalle 15,30 alle 20 e comprendente diversi programmi presentati dal pupazzo Five e da Ingrid Picasso.

Il pupazzo Five ha fatto carriera. Nato per contribuire alla campagna autopubblicitaria di Canale 5, si è conquistato popolarità e ammiratori quanto basta per essere promosso sul campo a presentatore dei programmi pomeridiani della rete. Assieme a una bambinetta dal nome ingombrante, Five svolge un onesto mestiere di anchor-man all’interno della trasmissione fiume che Canale 5 dedica al pomeriggio dei ragazzi. Quella dei programmi-contenitore è una mania lanciata dalla Rai per il pomeriggio della rete due che ha permesso alle « signorine buonasera » di riciclarsi da presentatrici a intrattenitrici.

Come idea televisiva non è straordinaria. Si tratta semplicemente di intervallare tra un programma e l'altro qualche battuta di personaggi conosciuti, Five e bimba in questo caso, invece dei soliti annunci gelidi. Espressi i nostri dubbi sull’utilità della formula, passiamo a elencare il contenuto del contenitore.

Si parte con Lassie, serie di cui Canale 5 ha in serbo 140 episodi a colori e che, dopo una prima bizzarra collocazione alle 20, sono stati riportati in un’ora più adatta all’interno dei programmi per giovani. Dopo mezz’ora di corse e salvataggi, Lassie lascia il posto ai cartoni animati che provengono dalla Hanna & Barbera e dalla MGM e durano un’ora, portandoci circa fino alle 17, ora in cui scatta il secondo telefilm. In questo periodo è il momento di Superman, una vecchia serie in bianco e nero che ebbe la sua epoca di popolarità negli USA attorno agli anni ’50. Gli effetti speciali non erano ancora così perfezionati come per il recente Superman cinematografico, ma l'uomo di acciaio se la cava ugualmente nel fornire 30 minuti di divertimento per i più piccini.

La mezz’ora successiva è occupata da un altro episodio di Lassie, segno evidente che 140 puntate della stessa serie non sono facili da smaltire nemmeno per le reti più grosse. Si arriva così alle 18, ora in cui si suppone che inizino a collocarsi davanti al teleschermo i ragazzi più grandi ai quali viene dedicato Popcorn, la ormai tradizionale trasmissione di musica di Canale 5 presentata da Augusto Martelli e nel corso della quale sfilano in passerella i protagonisti noti e meno noti della musica leggera del giorno d’oggi. Dura 45 minuti, pubblicità inclusa e, dopo le canzoni, viene il momento dell’ultimo telefilm.

Curiosamente è stata scelta una serie che è destinata a un pubblico più giovane di Popcorn. Si tratta di Daktari, una serie non recentissima, andata in onda sulla CBS americana tra il 1966 e il 1969 ottenendo nei primi due anni di programmazione un dignitosissimo 14" posto in classifica nel 1966 e un ottimo 7° posto nel 1967 per poi essere abbandonata prima dai telespettatori e quindi dai produttori. Ambientata in Africa, ma girata in un parco a sud di Los Angeles che si chiama, guarda un po’, Africa, la serie racconta le avventure di un veterinario americano, di sua figlia e dei loro due animali, uno scimpanzé e il leone Clarence, famoso per avere gli occhi storti e per essere apparso come protagonista in un film intitolato appunto Clarence, il leone strabico. Daktari è un termine swahili che significa « dottore ».

Le storie afro-californiane durano un’ora e concludono il pomeriggio in compagnia di Five. La struttura della trasmissione è forse ancora un po’ disordinata e avrebbe bisogno della mano sicura di un programmista sperimentato per funzionare. Non c’è pupazzo nè bambina con le trecce che tengano per mantenere incollati davanti al video dei ragazzi per più di quattro ore. Ma Five è simpatico e la bambina sta imparando il mestiere. Lasciamogli tempo.
view post Posted: 13/10/2016, 11:56 CHI - Trasmissioni & Fenomeni CULT
[1976]Per la televisione pubblica italiana "RAI":

INCHIESTA SU "CHI"

Niente «finali a sorpresa », ma spy-stories con uno svolgimento logico e tutti gli indizi necessari per scoprire il colpevole. Le differenze fra i commissari Lupo e Castelnuovo. Il meccanismo della gara. Le altre novità.

Il giallo è un colore a più nuances: c'è il giallogiallo, il supergiallo, il giallo-sexy, il giallo-dei-brivido, il giallo-psicologico, il giallo-quiz. Scopriamo inoltre che il giallo può essere fermo o di movimento, in piedi o seduto. Può essere tutto quel che vuole, purché sia giallo.

Perché il giallo piace. Quasi quanto il quiz, o forse di più. Per questo, unendo il giallo al quiz, si conta d’ottenere una formula d’indubbio successo. E’ quello che hanno pensato Casacci e Ciambricco, autori della trasmissione Chi?, i quali, perché il giallo fosse ancora più giallo, han voluto alternare i loro sforzi a suspense a quelli di altri due giallisti, Felisatti e Pittorru; una settimana i primi, una settimana i secondi per dar modo al pubblico di conoscere due stili diversi nel campo del brivido. E in che divergono i due stili? « Non glielo saprei proprio dire », confessa, onestamente, Casacci, « se dovessi affermare che qualcosa sottolinea le differenze tra noi, direi una bugia. Chiamiamo gli altri gialli psicologici, perché sono più statici, e diciamo che nei nostri c’è più movimento, per quel che ci si può muovere in due soli e ristretti ambienti, sempre gli stessi ».

Il giallo-quiz, in effetti, costringe gli autori entro limiti precisi: niente bel colpo di scena finale, alla Agatha Christie, che capovolga nelle ultime tre righe tutta la situazione, niente indizi fasulli, tutto deve portare alla scoperta logica del colpevole, da indovinare in una rosa di tre indiziati. Di solito si parte da una trovata iniziale — due colpi di pistola, una ragazza morta in una camera d’albergo — e si risale all’antefatto, quindi si crea l’ambiente (spionaggio politico o industriale, droga, rapina) e si prosegue ramificando la strada delle indagini in tre ipotesi, di cui una sola certa. Questo il « meccanismo giallo »: tutta l'inchiesta, come già detto, si deve svolgere in due ambienti, senza esterni, e utilizzare ben otto attori. La RAI, per premunirsi contro le inevitabili defezioni che si verificano all’inizio della stagione teatrale, aveva scritturato il cast con un certo anticipo e poiché le defezioni non ci sono state si è ritrovata con ben sedici attori da dividere tra le due troupe.

« Cosi noi ci dobbiamo servire di otto attori in ogni sceneggiato, troppi. Di solito ne facciamo morire uno, all’inizio, per sveltire la vicenda ed evitare l’affollamento; ma è difficile. Se si dividono i trenta minuti di trasmissione per otto persone, si ottengono tre minuti a testa: per cui se uno parla sei minuti ci sarà un altro che, a rigore, dovrebbe starsene a bocca chiusa. E che dire dell’ultima puntata, di cui ci occuperemo noi, che prevede la partecipazione di tutti gli attori al gran completo, cioè quattordici più i due commissari? ». Che sarà, senz’altro, una novità: giallo di gruppo in due soli interni.
view post Posted: 10/10/2016, 09:35 [DOSSIER] CIRCUITI SYNDICATION - Dossiers 30 anni di Storia delle Emittenti TV
[1987] Euro Tv, la «fuga delle emittenti» Romagnoli replica con Telereporter.

Il costruttore definisce l’acquisto della rete lombarda e prepara un annuncio con Tanzi.

Un gruppo di televisioni private ha rotto il patto di collaborazione con Euro Tv. Ma Vincenzo Romagnoli, che con Calisto Tanzi gestisce il network conosciuto con questa sigla, ha scelto, a ventiquattro ore dall'annuncio della rottura, di non replicare e di proseguire nell'ampliamento della propria presenza nel settore televisivo. Prima mossa, l’acquisto di un’altra stazione, Telereporter, che diffonde I suol programmi nell’area lombarda. Non solo Romagnoli. maggiore azionista del gruppo Acqua Marcia, si è lanciato nello sviluppo del network mettendo a segno un «colpo»: tra le file di Euro Tv è passato Gerry Scotti, il disc jockey primo dei non eletti alla Camera a Milano per il Psl (e che forse verrà "ripescato" nella distribuzione del seggi), che guiderà la trasmissione «La ruota della fortuna» di cui sono stati acquisiti i diritti da una rete televisiva americana.

«La nostra posizione ufficiale — ha affermato Marcello Di Tondo, responsabile dell'attività di comunicazione del gruppo e amministratore delegato della Soflna — verrà comunicata formalmente lunedi. Al momento stiamo ancore cercando di capire come stanno realmente le cose».

La rottura è stata annunciata giovedì a Roma da Luca Montrone. presidente di Telenorba, che Insieme ad altre emittenti della syndication Euro Tv ha preso una nuova strada, quella che dovrebbe essere caratterizzata dal marchio Rete 7. Questo gruppo di televisioni «indipendenti» comprende Telecity Piemonte, Telecity Liguria. Telecity Lombardia, Rtv 38 della Toscana, Tvq dell'Abruzzo, Tvr Voxon del Lazio; Telecapri per la Campania, Telenorba e Tele Due che fanno capo a Montrone per Puglia, Basilicata, Molise e Calabria. L'alleanza — secondo Montrone — rappresenta 11 60% dell'audience del network.

Il gruppo Acqua Marcia-Bastogi di Romagnoli ha già messo a punto un plano di investimento nel settore televisivo per 200 miliardi e con Tanzl ha costituito pariteticamente la Odeon Pubblicità. Inoltre nelle ultime settimane, Romagnoli ha potenziato le strutture «soffiando» alcuni manager della pubblicità al gruppo Finlnvest dl Silvio Berlusconi.

Ieri negli uffici del gruppo Acqua Marcia si sono susseguite le riunioni per studiare e capire la situazione In diretto e continuo contatto con il gruppo guidato da Tanzi. «L’unica cosa certa — ha affermato Di Tondo — è che venerdì 28 giugno si terrà la convention delle emittenti di Euro Tv. Tema principale della riunione saranno i programmi che dovranno partire a settembre. Attualmente è confermata l’adesione di tutte le televisioni del network. Noi non slamo convinti che tutte le emittenti indicate da Montrone siano intenzionate ad uscire».

Tutte le televisioni che daranno vita a Rete 7 avevano i contratti In scadenza — si fa notare — a fine 1987 e In particolare Montrone aveva già dato la disdetta secondo i termini contrattuali

Molto probabilmente lo scontro strategico tra le nuove Idee del gruppo Acqua Marcia e I proprietari di alcune emittenti locali ha accelerato la «scissione». E Romagnoli e Tanzl, comunque, hanno tentato di acquistare le quote di maggioranza delle varie televisioni.

La prima risposta al messaggio è stata da un lato l'annuncio della rottura dell'alleanza e dall’altro l'acquisizione di Telereporter. In questo modo il proprietario dell’Acqua Marcia viene a controllare un’emittente che copre l'area lombarda (fondamentale per la raccolta pubblicitaria). Inoltre, a titolo personale. Romagnoli è anche proprietario della televisione romana TeieRadioSole, che non rientra ancora nel plani del gruppo televisivo.

Lunedi Romagnoli e Tanzl comunicheranno i propri programmi alla luce di una situazione più precisa.
view post Posted: 23/9/2016, 09:34 CAROSELLO - RAI - Trasmissioni & Fenomeni CULT
[1976][DOSSIER] IL PENSIONAMENTO DI CAROSELLO

E così la rubrica che ci ha offerto le opere più ispirate di molti dei nostri registi (Enzo Biagi), il prodotto migliore del cinema italiano (Jean-Luc Godard), lo spettacolo più popolare della RAI (Morvan Lebesque), uno dei migliori esempi di pubblicità televisiva nel mondo (Jack Gould), insomma Carosello, sta per lasciarci. Di lui hanno scritto in termini commossi i cronisti, critici gli psicologi e i semiologi, commerciali gli inserzionisti, preoccupati i pubblicitari < secondo il Corriere della Sera il 57 per cento della produzione cinematografica è oggi rappresentato dai fìlmini pubblicitari per la TV. Nel settore, aggiunge Epoca, lavorerebbero almeno 1500 persone), moralistici gli educatori, polemici il solito critico ma già si sapeva.
Letto tutto, mentre i più diretti interessati, cioè RAI, Si-pra, Sacis. rappresentanti degli inserzionisti e dei pubblicitari, stanno accordandosi sulla trasmissione sostitutiva — su entrambe le reti, con « spots », cioè comunicati, di 60 secondi contro i 100 attuali; e comunque si tratterà di una soluzione sperimentale, limitata al '77, per saggiare anche le reazioni dell’utenza — non resta che sedersi davanti alla TV, guardare Carosello con l’animo di chi sfoglia l’ultima margherita, e intanto, come usa fra compagni di video, rifarne un po' la storia. Che è anche un buon modo per salutarlo.

Bisogna riandare molto indietro. Anche se qualche giornale ha scritto che « morire a vent’anni è dura » Carosello, televisivamente parlando, è vecchissimo. Dunque erano le 20,50 del 3 febbraio 1957 quando « tatatatatà con gondole e cavallini » (La Stampa) ecco debuttare la nostra rubrica. Gli « spots », uno in fila all’altro da cui il nome Carosello, durano 135 secondi: la prima parte è occupata dallo spettacolo, la seconda (il codino, 30 secondi) dal messaggio pubblicitario. E’ la formula giusta. Ma a capirlo, allora, furono in pochi. Mentre Giovanni Fiore (Sipra) e Gino Sinopoli (Sacis) sostenevano, a ragione, che l’interesse del pubblico era dovuto proprio a questa « concentrazione nel tempo » di scenette completamente diverse fra loro, i pubblicitari, come risulta dagli atti di un convegno svoltosi a Trieste, si lamentavano perché 135 secondi erano pochi: « A dotto’, dica un po’ lei come si fa in meno di due minuti a raccontare qualcosa! ». Comunque ci provano.

Sono i tempi della coppia Viarisio-Zoppclli. Con Carosello Viarisio conosce una seconda giovinezza artistica, anche se poi il suo nome rimarrà definitivamente legato a quello della rubrica: la serie di cui è protagonista, sponsor una fabbrica di panettoni, dura 10 anni, un record Altro mattatore d'epoca è l’ispettore Rock, che da allora divide gloria e pelata con Cesare Polacco. Un po’ come è successo fra Shendan e Lay che invece si dividono l’impermeabile. Ma se a Polacco Carosello sta bene a Lay-Sheridan va un po’ stretto, e si vede. Insomma se da un lato Carosello distribuisce generosamente popolarità e ricchezza — i cachet sono altissimi, dai 30 milioni di Mina agli 80 della Carrà ai 120 della prossima debuttante Sofia Loren, Paolo Ferrari ci ha costruito sopra una villa — dall’altro si comporta come una trappola: entrare è facile, uscirne molto meno.

E’ capitato anche a un altro bravo attore, Ernesto Calindri. Le prime volte sembrava un gioco senza pericoli, una serie sulle fodere, un'altra su certe specialità farmaceutiche e via in palcoscenico. Poi l’incontro fatale. Un giorno i telespettatori lo scoprono sorridente e tranquillo in mezzo a una strada affollata di macchine: non lo dimenticheranno più. Ha cercato di trarlo d'impaccio, occhi languidi e voce sexy alla Valentino, anche un interprete alla moda come Alberto Lionello. E’ rimasto un anno col suo bicchiere in mano, e la gente a domandarsi: « Ma Calindri quando toma? ». Finalmente ecco di nuovo Calindri. Le prime volte sembrava persino commosso.

Più abili nell’evitare il rischio di diventare « carosellisti » si sono dimostrati i comici: da Tino Scotti il cavalierissimo a Dapporto-Agostino a Gino Bramieri passato indenne fra catini di plastica, bottiglie di liquore e fusti di detersivo. Appartengono a questo gruppo fortunato anche Tognazzi, che ha percorso in lungo e in largo il fronte degli alcoolici fermandosi anche a far provvista di penne a sfera e detersivo, Noschese, che è tutti e nessuno, Vianello. che ha sempre l'aria di essere appena arrivato per far piacere a un amico.
Gino Cervi invece cominciava ad accusare un po’ troppo le morbide atmosfere del suo brandy. Il cammino inverso, cioè da Carosello ad altri generi di spettacolo, si è rivelato impossibile o quasi. I due soli casi da segnalare sono Solvi Stubing che ha lasciato felicemente la birra per il cinema e Corinne Cléry passata dagli sketch con Yul Brinner a Histoire d'O.

In questo « carosello » di nomi e volti familiari, di sorrisi e gambe da capogiro è facile perdersi, dimenticando che Carosello non è fatto soltanto di attori. Anzi una ricerca svolta presso l’istituto Agostino Gemelli su modelli e valori della pubblicità televisiva ha accertato che il 74 per cento dei Caroselli è realizzato senza divi. In quanto alle preferenze del pubblico sono andate via via mutando. In un'indagine del '58 fra i generi preferiti erano i disegni animati, i telequiz e i film di fantasia. Al quart'ultimo posto i gialli, all’ultimo lo sport. Secondo un’altra inchiesta più recente al primo posto erano tornati gli show di attori noti con a ruota i cartoni animati, in coda erano finiti i quiz. I bambini invece continuano a preferire i film d'animazione. E i personaggi più simpatici? Gatto Silvestro, Carmencita e Caballero, la « striscia » della pentola a pressione, i briganti mattacchioni. Qualcuno si ricorda di Topo Gigio ma la sua popolarità è in diminuzione. Poi vengono, tra i personaggi umani, Raimondo e Sandra, Jerry Lewis, Minnie Minoprio (quest’ultima indagine è del Settimanale).

Un caso a parte è Calimero, nome ormai entrato nel mito: oggi si è calimero come si è dongiovanni, casanova, donchisciotte, cenerentola, giuda (Umberto Eco). A Calimero sono stati dedicati saggi, una tesi di laurea, e un gran numero di « spots » da quando, il 14 luglio 1963 comparve per la prima volta sul teleschermo prendendo a prestito il nome severo di un funzionario dell’imperatore Adriano che fu vescovo a Milano fra il 136 e il 170. E adesso?... « diranno subito i miei piccoli lettori ». Niente paura. Come Pinocchio anche Calimero vive ormai felice nelle pagine dei libri.
view post Posted: 17/9/2016, 14:34 A COME ANDROMEDA - TeleFilm
[1972] Per la televisione pubblica italiana "RAI":

A COME ANDROMEDA

Il teleromanzo fu ideato dieci anni fa per la BBC da Fred Hoyle, un noto scienziato inglese con l’hobby della narrativa. Paola Pitagora fra i protagonisti.

Quant'è vecchio l'Universo? Due miliardi di anni, dicevano gli astronomi fino al 1940, in disaccordo coi geologi i quali sostenevano che l’età della Terra non fosse inferiore ai quattro miliardi di anni. Nel 1952, cambiati i sistemi di calcolo, si parlò di cinque, sei miliardi. Una bazzecola, vero? Né questa corsa sulla scala dei mi liardi di anni doveva fermarsi lì abbastanza recentemente, uno de più illustri astrofisici e matematici del mondo, l’inglese Fred Hoyle, è arrivato alla conclusione che alcune stelle non hanno meno di dieci, quindici miliardi di anni. In seguito, l'astronomo Sandage ha portato la già venerabile età degli astri addirittura a ventiquattro miliardi di anni. A noi, però, è il professor Fred Hoyle che interessa: e non per le sue sensazionali scoperte. Mister Hoyle infatti non è o, meglio, non è soltanto il tradizionale tipo di scienziato che passa le notti e i giorni immerso in numeri e formule da capogiro; è anche un uomo come tutti gli altri che si concede, per esempio, il piacere e la distrazione di un hobby. Scrive. Quel che può sembrare strano è che scrive libri di fantascienza. Il suo primo romanzo. Nuvola nera, è stato un grosso successo. E alla BBC, la televisione inglese, se ne sono ricordati il giorno in cui, una decina d'anni fa, hanno avuto l’idea di realizzare un teleromanzo fantascientifico. Cosi, sono andati dal professor Hoyle, proprio mentre lui stava colloquiando con un cervello elettronico per sapere quanti miliardi d anni gravassero sul groppone dell’Universo. « Se la sente », gli domandarono, « di scrivere il soggetto d'un romanzo fantascientifico? ». E siccome gli scienziati sono sempre imprevedibili, Hoyle rispose di sì.

Il soggetto fu affidato all'esperienza d'una vecchia volpe delle sceneggiature, John Elliot. E nacquero le sette puntate di A for Andromeda. Telespettatori entusiasti, tanto che dalla sceneggiatura si dovette poi trarre un romanzo, tradotto e pubblicato in mezzo mondo. Anche in Italia, naturalmente. E anche in Italia, adesso, A for Andromeda è diventato uno sceneggiato televisivo. Ci hanno messo le mani un abile scrittore, Inìsero Cremaschi, e un raffinato regista, Vittorio Cottafavi. A questo punto, non vorremmo che il nostro discorsetto sull’età dell’Uni-verso favorisse il sospetto d’una trasmissione per pochi iniziati: lo spettacolo è « aperto » anche a chi non conosce i logaritmi e a chi, nelle sere d’estate, guardando il cielo, non distingue l’Orsa Maggiore da Cassiopea. Cottafavi paria di « giallo fantascientifico »; certo, la fantasia vi si muove liberamente, ma sotto il rigoroso controllo della scienza, mentre l’awentura non si esaurisce mai in se stessa procedendo attraverso risvolti e spessori psicologici, morali, sociologici.

Adesso, per favore, un paio di avvertimenti utili allo spettatore. Primo: lo sceneggiato di Hoyle-Elliot-Cremaschi non ha niente a che fare con il film Andromeda apparso due o tre mesi or sono sugli schermi italiani. Secondo: Andromeda è una galassia che dista dalla Terra duecento anni-luce. Cerchiamo di spiegarci, molto alla buona, con le parole che abbiamo raccolto da Inìsero Cremaschi: «Le galassie sono conglomerati di stelle o gruppi stellari. Noi della Terra " abitiamo ” in una galassia chiamata, per antonomasia, Galassia. Quando osserviamo, anche a occhio nudo, la Via Lattea, vediamo, in un certo senso, " dall'interno ”, la nostra galassia. La galassia di Andromeda è più grande della nostra ed è la più vicina ad essa ».

Ebbene, non è un’invenzione romanzesca che da Andromeda (come da altre parti dell’infinito creato) arrivino a noi « voci » e « segnali ». Onde sonore, « musica » astrale. Continuamente i centri radioastronomici del mondo ricevono, registrano e studiano voci, segnali, onde. E perché, quando essi giungono a noi secondo un determinato ordine, non dovremmo pensare che si tratti di veri e propri « messaggi »? Tanto per farci capire: una serie di punti e di linee tipo alfabeto Morse può non voler dire niente; ma quattro punti e sette linee alternati, a pause regolari, a sette punti e quattro linee, potrebbero avere un significato preciso.

Senza scoprire troppo le carte del « giallo », possiamo dire che A come Andromeda prende l’avvio proprio da un « messaggio » proveniente appunto da Andromeda e captato dal potente radiotelescopio del centro di Bouldershaw Fell in Inghilterra. Un giovane scienziato, il dottor John Fleming, intuisce la necessità di decifrare quei segnali. Che saranno? Minacce? Avvertimenti? Istruzioni?

Tra gli attori che vi accompagneranno nell’appassionante viaggio cosmico ricordiamo: Paola Pitagora, Nicoletta Rizzi, Tino Carraro, Luigi Vannucchi, Mario Piave, Enzo Tarascio, Giampiero Albertini, Gabriella Giacobbe, Claudio Cassinelli. Recita anche Inìsero Cremaschi: « State molto attenti », dice. « Non perché la mia parte sia importante, ma perché è così piccola che, se in quel momento accendete una sigaretta, rischiate di non fare in tempo a vedermi... ». Civetterie che ha perfino Alfred Hitchcock.

La prima puntata di A come Andromeda va in onda martedì 4 gennaio alle ore 21 sul Nazionale TV.
view post Posted: 25/7/2016, 09:14 [DOSSIER] TV PUGLIA - Dossiers 30 anni di Storia delle Emittenti TV
01_Febbraio_1983_Tele_Radio_Salento_S_P_I_Conce


TELERADIOSALENTO
55 UHF su Lecce
via Taranto, 140 Lecce
amministratore: dott. Ezio Candido (al 1991)
view post Posted: 24/7/2016, 10:31 SCOMMETTIAMO - Trasmissioni & Fenomeni CULT
[1977][REPORTAGE] Per la televisione pubblica italiana "RAI":

SCOMMETTIAMO

Siamo al « fieradue », uno degli studi TV sorti nell’arca della Fiera di Milano. Il « fieradue » è il tempio di Scommettiamo? , come lo fu del Rischiatutto.
«Logorio?», dice Mike Bongiorno, 53 anni a maggio, « il quiz non si logorerà mai perché è il pubblico che si rinnova. Da una parte ci sono i giovani che ogni cinque, dieci anni entrano nel giro, diciamo cosi, dei maggiorenni e hanno voglia di cimentarsi; dall’altra ci sono quegli spettatori che col passare degli anni restano legati ai gusti del loro passato e hanno piacere di rivedere un quiz, appunto, perché ne godevano ieri ».
Non bastasse questa ragione, Mike ne ha teorizzate altre due almeno.
« L’attrazione irresistibile del gioco. Chiunque, intelligente o cretino, colto o somaro, che stia giocando a biliardo o stia seduto in poltrona, anche se segue distrattamente la trasmissione, quando parte la domanda, nel suo io è portato istintivamente a rispondere. E sempre prima che suoni la campana del tempo scaduto. Poi c’è la inattaccabile priorità del quiz. Il quiz, se non il primo assoluto, è uno dei primissimi tipi di spettacolo nati per la TV, è anzi uno spettacolo eminentemente televisivo. Dunque, come può morire? ».

Certo, per carità, riconosce che non è un fatto culturale: « So benissimo che il quiz è accusato di nozionismo; verissimo, ma io sono convinto che esso è uno strumento di stimolo culturale ».

Ma se il quiz, pur nella varietà delle formule o nella bontà delle nuove trovate, sostanzialmente non è cambiato, forse è cambiato lui, che molti invece giudicano immutabile.

« Non “ forse ", sicuramente sono cambiato io. Oggi ho acquistato più sicurezza. All'inizio della mia carriera ero timido, mi sentivo perso, anche perché il genere di spettacolo che proponevo non è che fosse ben visto, direi anzi che nei confronti del quiz l'ostilità era piuttosto diffusa. Ogni parola che dicevo era pesata, criticata, perché hai detto questo, perché hai detto quest'altro... Non parliamo poi delle gaffes... ero un candido, venivo da un Paese diverso... ».
« Scusi, Bongiorno, ma Mike presenta li cavallino della sigla di « Scommettiamo? »: gli somiglia parecchio, non a caso si chiama Michele. Con il nuovo quiz Bongiorno ha voluto portare sul teleschermi una sua vecchia passione, quella per l’ippica
se c’è una cosa che anche i denigratori le riconoscono è proprio questa sua capacità di saper trarre vantaggio anche dalle gaffes, nel senso che il clamore che provocano in fondo si risolve in pubblicità per il programma di cui lei è protagonista... ».

Si toglie gli occhiali affumicati e scoppia a ridere.

« Lo so, lo hanno scritto spesso: Mike fa apposta le gaffes per fare spettacolo. No. non ho mai organizzato una gaffe prima, mai. Le ho sfruttate quando sono capitate, questo sì, e oggi so sfruttarle meglio. Vede, in America, dove un presentatore non si improvvisa, dove chi conduce un quiz deve aver imparato in precedenza tutto quello che attiene a una trasmissione televisiva, dallo scrivere i cartelli al montaggio, mi hanno insegnato che quando si commette un errore non bisogna mai balbettarci sopra, perché due sono i casi. 0 la gaffe è buffa e allora fa ridere, tu presentatore fai il finto tonto, ci giochi; oppure la gaffe è clamorosa e allora il clamore serve al telequiz. Ma c’è un’altra cosa che rientra in qualche modo in questo discorso: l’orgoglio del difetto. Ai tempi di Lascia o raddoppia?, proprio all’esordio, io non portavo gli occhiali perché i tecnici di allora dicevano che gli occhiali in televisione “ sparano Io, naturalmente, senza occhiali, non ci vedevo bene. Mi scrivevo le domande a caratteri grossi così su dei cartelli che mi mostravano da dietro le quinte. Una volta un fotografo si accorse del trucchetto e il giorno dopo il “ retroscena ” fece scalpore. Allora io la settimana dopo andai in trasmissione con gli occhiali, un paio di occhiali enormi, a marcare volutamente il mio difetto di vista. Insomma, ingigantii la mia menomazione. E secondo me l’orgoglio del difetto ti aiuta a vincere i complessi che ne derivano ».

Un Mike Bongiorno che sa ironizzare su se stesso non me lo sarei aspettato. « Sì, so anche questo, vengo accusato di essere un robot, di non avere senso dell'umori-smo. Sarà che a volte, travolto dall’importanza della cosa che sto facendo, non ho il tempo di ridere su una frecciata ironica, su una battuta che mi tocca. Forse non sono dotato della necessaria prontezza, forse sono abituato ad un umorismo più americano, mentre qui va di più la punzecchiatura talvolta cattiva, non lo so, ma non è vero che io sia privo del tutto di senso dell’umorismo, me lo lasci dire ».

E se fosse rimasto sostanzialmente un timido?

« Me lo chiedo anch’io. Però oggi mi difendo meglio, più facilmente di vent'anni fa. Allora avevo il coraggio dei timidi, oggi ho l'esperienza, perciò dico che so sfruttare meglio anche le gaffes. Io sono un preparato impreparato... »

Nel senso?

« Nel senso che so dove voglio arrivare ma non so mai come ci arriverò. Se lo sapessi diventerei falso e il pubblico se ne accorgerebbe. Io credo nel mio lavoro, ci credo davvero e di una trasmissione curo tutti i dettagli. Forse questa è la ragione... ».
Del mio successo, vorrebbe dire. Ma non lo dice. « E se avessi superato la timidezza totalmente forse non farei più questo mestiere. Mi sentirei troppo spavaldo e la spavalderia non paga. Perché la gente si accorge se il discorso che fai con gli occhi non corrisponde alle parole che dici ».
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