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DRIVE IN

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Signorina Biancaneve 1983
icon2  view post Posted on 4/3/2009, 15:32




Drive In è un programma televisivo comico della domenica sera di Italia 1 andato in onda dal 1983 al 1988 (la prima puntata fu trasmessa l'11 ottobre) che riscosse un grandissimo successo di critica e di pubblico diventando subito un programma "cult". Era stato ideato dal regista e autore televisivo Gian Carlo Nicotra che curò anche la regia della prima edizione.
La formula utilizzata dalla trasmissione era completamente innovativa per la televisione italiana, anche se risentiva delle precedenti esperienze fatte in Rai da Gian Carlo Nicotra con le trasmissioni Tutto compreso, Black-out, Chewing-gum e soprattutto La Sberla.
La velocità dei cambi di scena, monologhi e parodie di film celebri proiettati sullo schermo del Drive In insieme a spezzoni di comiche, nuovi cabarettisti che, tra il pubblico, recitavano i loro sketch uno dietro l'altro, gags rapidissime intervallate da stacchetti ballati, il tutto con un taglio di regia e un montaggio incalzante che consentiva l'inserimento degli spot pubblicitari senza interrompere il ritmo della trasmissione: l'ideale per la nascente televisione commerciale.
Fecero anche molto scalpore le maggiorate "ragazze fast-food" per la prima volta portate sul piccolo schermo. Le ragazze Fast Food sono l'archetipo delle varie veline, letterine ecc. che spopoleranno nelle più famose trasmissioni della televisione commerciale degli anni novanta.

Drive In è, assieme a Colpo Grosso, la trasmissione più rappresentativa della tv commerciale degli anni ottanta, e riveste per questo decennio lo stesso ruolo che per gli anni settanta riveste Portobello.
Nelle prime edizioni il collante della trasmissione era il tentativo da parte del proprietario del Drive In, Gianfranco D'Angelo, di approfittare con l'aiuto del suo aiutante, un allora giovanissimo Ezio Greggio, di un ingenuo e malcapitato cliente, Enrico Beruschi, che si recava al Drive In per corteggiare la stupenda e scollacciata cassiera, Carmen Russo, alla ricerca di un po' di evasione dalla vita quotidiana e soprattutto dalla moglie, Margherita Fumero.
Tra i comici italiani che sono passati alla storia grazie alla loro presenza in quella trasmissione ricordiamo tra gli altri: Francesco Salvi, Zuzzurro e Gaspare, Giorgio Faletti, Teo Teocoli, Sergio Vastano, Carlo Pistarino, Maurizio Milani, Enzo Braschi, Mario Zucca, i Trettrè, Lucio Salis, il Trioreno e Massimo Boldi. Tra i personaggi femminili, Carmen Russo, Cristina Moffa, Tinì Cansino e Lory del Santo.

Le Ragazze Fast food che si sono susseguite negli anni hanno incluso tra le altre: Cyssa Zaugg, Eliette Mariangelo, Ritanna Carpenter, Francesca Colombo, Sofia Frisone, Toti Botta, Luciana Ricca, Patrizia Sala.

m27e

nella foto: Tinì Cansino

Edited by sceltatv - 3/10/2013, 11:46
 
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sceltatv
view post Posted on 3/10/2013, 11:05




CORREVA L'ANNO 1985:
DIETRO LE QUINTE DELLA TRASMISSIONE DRIVE IN


Visita allo studio di produzione del programma di Italia 1, il CTC di Milano. Non saprei dire perchè la trasmissione ha avuto così tanto successo... Chissà: i giornali hanno parlato del suo ritmo, della bravura degli attori, dell'unione di vari elementi, tutti regolarmente esaminati e motivati... ma la realtà è che spesso si arriva ad avere il successo senza capire bene cos'è quel tocco particolare che lo produce. E se lo capissimo sarebbe tutto semplice, la volta dopo basterebbe riprodurre automaticamente quel qualcosa. Invece no: ogni volta è una scommessa, e questa volta l'abbiamo vinta, grazie al cielo».

Chi parla è Beppe Recchia, regista in passato di varie trasmissioni di successo e ora del secondo, fortunato ciclo di «Drive in».

In effetti i giornali hanno scritto molto di questo programma tra l'avanspettacolo, la rivista, e il cabaret. E come dice Recchia ognuno ha cercato di spiegare il motivo per cui milioni di italiani (secondo le Istel oltre IO milioni) per ben 32 puntate si sono sintonizzati la domenica alle 20.30 su Italia 1.

Ci siamo chiesti anche noi cosa abbia portato al successo questo programma e siamo andati a vedere, al di là, o meglio al di qua, di qualsiasi discorso sociologico, mass-mediologico o «culturale», come è stato realizzato il «Drive in» numero due.

Innanzitutto dov'è stato prodotto e montato? Tutte le operazioni, dalle riprese alla post-produzione, fino ad'ottenere la copia definitiva, sono state effettuate nello studio del CTC (la sigla sta per Centro Telecinematografico Culturale) di Milano, in via Legioni Romane.

Lo studio, che in passato aveva ospitato altre trasmissioni della RAI e delle private, tra cui «Cipria» e il penultimo ciclo di «M'ama non m'ama», è stato attrezzato lo scorso settembre con apparecchiature e personale proprio che lo rendono del tutto indipendente da apporti esterni. E, cosa ancor più interessante, da oltre nove mesi lavora esclusivamente per la produzione del programma di Beppe Recchia, costituendo un caso abbastanza raro nel mondo televisivo, dove in genere ogni studio, anche perchè spesso più vasto di questo, ospita a rotazione più produzioni che si accavallano tra loro e dove comunque le varie fasi della produzione e post-produzione sono dislocate in ambienti più lontani tra loro di quanto non lo siano qui.

Sui vantaggi e gli svantaggi di un simile accordo tra studio di produzione e unico cliente, abbiamo chiesto il parere delle tre persone che maggiormente conoscono il rapporto tra CTC e «Drive in», ovvero Gianni Fiore, fondatore, socio e direttore artistico del CTC, Attilio Mangione, direttore tecnico, e Beppe Recchia regista del programma.



Intervista a Gianni Fiore, fondatore, socio e direttore artistico del C.T.C.

D. Che cos'è il CTC?

R. Il Centro Telecinematografico Culturale è una società per azioni sorta circa 13 anni fa, proprietaria del terreno (acquistato dal Comune) dell'immobile (che comprende sei piani più quattro sottoterra). Il Centro ospita alcune aziende, consociate in un consorzio, che pagano gli affitti con la prestazione di servizi. Tra queste: la STAGE, la società di servizi che gestisce i due studi televisivi; la TECNOSCENA, che produce e fornisce materiale scenografico; la CASA D'ARTE FIORI;, sartoria che realizza e affitta in tutto il mondo costumi per teatro e in parte minore per cinema e televisione. Il CTC è inoltre convenzionato con gli Enti locali e con l'Ordine dei giornalisti e ospita nei suoi locali l'Istituto perla formazione al giornalismo (IFG)e il Centro di formazione professionale per la tecnica cinetelevisiva, noti anche come la scuola di giornalismo e la scuola di cinema di Milano. L'investimento dei soci, nel 1972, fu di oltre 3 miliardi.


D. Cos'è cambiato lo scorso settembre riguardo gli studi televisivi?

R. Per anni i due studi televisivi sono stati dotati del solo impianto elettrico e i vari clienti, sia che si trattasse di società di produzione per spot pubblicitari, sia che fossero reti televisive, dovevano procurarsi personale e attrezzature al di fuori dello studio. Lo scorso settembre è stato invece attrezzato completamente lo studio più grande e per quello minore prevediamo un simile passo proprio in queste settimane. Per lo studio più grande (lo studio A, possiamo dire), i costi dell'allestimento della regia elettronica sono stati di 5 miliardi e mezzo: 3,8 miliardi pagati in leasing e il resto in contanti. Per l'elettronica primaria abbiamo speso circa 2,5 miliardi, e 3 miliardi sono stati stanziati per il monitoraggio. Sono tutte apparecchiature estremamente costose: si pensi che un solo punto luce comandato elettronicamente dalla consolle costa circa 9 milioni. Lo studio comunque ha dimostrato di valere questa spesa, anche se la potremo ammortizzare a tempi molto lunghi, sull'ordine dei sei anni. Tant'è vero che stiamo per allestire anche lo studio più piccolo, anche se per questo non prevediamo la stessa spesa sostenuta per il primo, poiché in molti casi bastano le apparecchiature già disponibili del primo e non c'è bisogno di avere inutili e costosi doppioni. Diciamo che il secondo studio integrerà il primo.


D. Per cosa verrà utilizzato il secondo studio?

R. All'inizio verrà utilizzato sempre da «Drive in», ma è chiaro che cercheremo di riempire i tempi morti affittandolo ad altre produzioni, dando sempre però la precedenza alla produzione di Berlusconi, che per un anno è stata l'unica presenza qui al CTC.


D. Che vantaggi ci sono in questo rapporto strettamente monogamico tra CTC e «Drive in»?

R. I vantaggi sono sicuramente molti per il nostro cliente: maggior concentrazione del lavoro, personale del tutto dedicato a un'unica produzione, costi sicuramente minori di quelli che la stessa Videotime potrebbe proporre. I 15 milioni al giorno di costo industriale del CTC sono sicuramente pochi. Secondo quanto mi risulta alla RAI si arriverebbe, per simili prestazioni, non sotto i 20 milioni e anche negli studi di Berlusconi il nostro record sarebbe difficilmente toccato. Per noi si è trattato di lavorare sottocosto, a volte ma siamo soddisfatti. E il fatto che il programma abbia avuto successo ha aumentato la nostra soddisfazione.


D. È confermato che la prossima edizione del «Drive in» verrà girata qui?

R. Certo, anche se stiamo definendo i termini del contratto, il regista e tutte le persone che hanno lavorato al programma hanno chiesto espressamente di restare qui per il «Drive in» numero tre e sono stati esauditi.


D. E i rapporti con la scuola di cinema?

R. Con la scuola di cinema, i rapporti sono ottimi, tanto è vero che una grande parte del personale del CTC è costituita proprio da allievi o ex allievi dei corsi di televisione e cinema. I ragazzi sono felicissimi di poter lavorare in una vera produzione e di farsi una buona esperienza. E, dopo il rodaggio iniziale, anche il regista è stato soddisfatto di loro. Secondo me, parte del successo del programma è dovuto al fatto che vi lavorino tanti giovani, pronti anche a sacrificarsi per ottenere buoni risultati. Forse se si fosse trattata di una trasmissione diversa, qualcosa di molto serio e intellettuale, questi elementi non sarebbero stati determinanti. Ma con un programma come il «Drive in» la presenza degli allievi della scuola di cinema è stata importante.




Intervista a Attilio Mangione, direttore tecnico del CTC

D. Qual è stato il tuo ruolo CTC?

R. Quando il CTC ha voluto ristrutturare gli studi già esistenti allestendoli per le riprese televisive, c'è stata la necessità di trovare una persona che coordinasse il lavoro e che istruisse le varie persone, in particolare gli allievi della scuola del cinema alla loro prima esperienza di lavoro effettivo e prolungato. E così, vista la mia esperienza quasi trentennale alla RAI, sono stato chiamato da Roma per assolvere a questo compito che oggi ritengo concluso, tanto è vero che appena finite le riprese di «Drive in» lascerò Milano e il CTC.


D. Com'è stata la tua esperienza in questi mesi?

R. All'inizio naturalmente i problemi erano molti. L'affidabilità sembrava ben poca, tutto era ancora da rodare, da armonizzare. 1 problemi maggiori erano dati dalla scarsa esperienza del personale. Ma è bastato integrarlo con alcuni professionisti perchè un po' alla volta tutto venisse risolto. Bisogna ricordare che qui, meno di un anno fa„ era tutto nuovo. Siamo partiti da zero.


D. Quale impressione hai avuto dagli allievi della scuola di cinema?

R. Tutto sommato buona. Non penso che per arrivare a queste professioni l'unica via sia la gavetta. Certo, dopo un corso professionale, ci vuole anche molta esperienza. E qui, dato il rapporto particolare con la scuola, l'abbiamo data agli ex allievi. Ma è anche un problema di mercato. Per avere buoni professionisti bisogna o rubarli al concorrente o «tirarli su». E in quest'ultimo caso è sicuramente meglio insegnare a qualcuno che ha già fatto un buon corso professionale.


D. Quali vantaggi offre il fatto che uno studio lavori solo per una produzione?

R. Secondo me i vantaggi sono dalla parte del cliente. E sono ovvi: costi minori, mancanza di problemi burocratici, di turni, di prenotazioni per l'uso di una macchina o di una sala. Qui, a pochi metri, ci sono la sala regia e la saletta di montaggio e il regista può . sorvegliare alcune fasi del montaggio diretto dalla collaboratrice alla regia facendoci un salto mentre sta dirigendo le riprese di un'altra parte del programma. Il lavoro viene organizzato nel modo più razionale, più produttivo. Per il CTC penso che forse si dovrebbe puntare ad allargare la sua attività anche con altri clienti. Non dimentichiamo che a Milano si gira molta pubblicità e che forse potrebbe essere uno studio interessante anche per produzioni straniere. Ma per il momento sembra che Berlusconi sarà l'unico ammesso in via Legioni Romane. In fondo anche questo rapporto quasi da imprenditore-dipendente ha i suoi vantaggi. Diminuisce il potere contrattuale dello studio poiché chi fornisce il servizio non è nella migliore situazione per imporre le sue condizioni, ma è un rapporto tranquillo, senza complicazioni commerciali. E visto che i risultati sono stati positivi è probabile che per un po' continuerà ad essere così.




Intervista a Beppe Recchia, regista del secondo ciclo di «Drive in»

D. Quali vantaggi e quali svantaggi ha presentato il fatto di produrre e montare «Drive in» al CTC?

R. In generale mi sono trovato splendidamente. Come attrezzature, come studio ho potuto godere di una situazione privilegiata, che ogni regista vorrebbe incontrare all'inizio di ogni nuova produzione. Lo studio, infatti, è nato con «Drive in». Tutto era nuovo e io ho potuto modellare questo centro sulla trasmissione e non, come quasi sempre avviene, adattare la trasmissione ai limiti dello studio. Una situazione che solo molto tempo fa, agli inizi di Antenna 3, avevo trovato ma che ogni produzione avrebbe il diritto di avere. Una parte del successo del programma è dovuta sicuramente a questo fatto.


D. Che problemi hai trovato all'inizio? Con il personale tecnico è andato tutto bene fin da settembre?

R. All'inizio ho trovato i problemi che si hanno di fronte a una macchina stupenda, perfetta, ma ancora da rodare. Ad esempio, per quanto riguarda la qualità delle immagini io volevo un'immagine brillante, anche a costo di avere degli sfondamenti nei bianchi e nelle parti riflettenti, mentre i tecnici tendevano a regolarsi sullo strumento, cercando di restituire un'immagine perfetta. C'è voluto appunto un periodo di rodaggio perchè venisse fuori quello che io volevo: immagini imperfette magari ma luminose e piene di colore. Anche sulla parte audio ci sono stati alcuni problemi iniziali, poi risolti senza traumi. Ma forse il fatto che più mi aveva sconcertato all'inizio era stata la presenza di molto personale nuovo, che non aveva mai lavorato in una vera produzione. Così, agli allievi diplomati o ancora da diplomare della scuola di cinema ho chiesto di affiancare alcuni professionisti che li prendessero «a bottega», come qualsiasi lavoro artigianale che si rispetti (e il nostro, secondo me, è un lavoro da artigiani) comanda. 1 risultati sono stati ottimi. Accanto ai due cameramen della scuola ne ho ottenuti due professionisti, e lo stesso è avvenuto per l'audio, per il controllo r.v.m. e per il mixer. Così abbiamo potuto integrare gli allievi della scuola nella fase reale di produzione, fornendo loro una grande esperienza e senza far correre rischi alla produzione del programma. C'è voluta molta pazienza, certo, e parte del mio lavoro è stata negli scorsi mesi anche quella di «insegna-. re». Ma i risultati sono stati più che soddisfacenti.


D. Cosa è cambiato nel corso dei mesi in questo programma?

R. Parlando da un punto di vista tecnico, direi che con il passare del tempo e il rodaggio del meccanismo si sono soprattutto sveltiti i tempi di produzione. Per fare un esempio, la prima telenovela con Enrico Beruschi, di circa 8 minuti, è stata girata quasi in un giorno. Mentre per le ultime abbiamo impiegato 2 ore e mezzo, massimo tre. Questo, com'è ovvio, è fondamentale, perchè i tempi di produzione sono sempre tiratissimi, e anche se di straordinari ne abbiamo sempre fatti ben pochi, i momenti di pausa sono stati ancora meno.


D. Come sono stati organizzati i tempi di produzione?

R. Abbiamo sempre iniziato a girare la nuova puntata il lunedì, per concluderla al venerdì, con orario francese, dalle 13 alle 20. Il sabato veniva fatto il montaggio del girato e lunedì e martedì mattina si lavorava all'edizione del montato. Martedì alle 14 la bobina finale usciva dal CTC, per essere riprodotta in varie copie da Videotime e venir distribuita in tutta Italia. Non molto tempo, come si vede, visto che sui 93 minuti del programma solo 12-13 sono apporti esterni e ben 80 minuti ogni settimana sono stati girati in questo studio.


D. Il fatto di lavorare alla produzione e alla post produzione del programma qui al CTC è stato positivo?

R. Sicuramente: ha permesso di risparmiare tempo prezioso poiché ogni fase del lavoro avveniva qui, in poco spazio e con lo stesso personale e perchè ha evitato del tutto i pericoli dei grandi studi. Voglio dire che qui non c'è mai stato nessun elemento di disturbo. Non circolano mai colleghi invidiosi o dirigenti nervosi che creano tensioni e preoccupazioni tra chi lavora al programma. Questa per nove mesi è stata una specie di repubblica indipendente, tranquilla, efficiente. E anche comoda, visto che nello stesso edificio c'è anche il residence dove gli attori possono riposarsi durante la produzione. Secondo me, insisto, è così che dovrebbe lavorare ogni produzione. La decentralizzazione è un elemento vincente. Ogni gruppo produttivo dovrebbe essere un'unità a sé stante, un po' autogestita. Si guadagnerebbe di sicuro in tempo, in denaro, in armonia tra le persone che lavorano insieme.


D. Come sarà il prossimo «Drive in»?

R. Il prossimo ciclo di «Drive in», sarà diretto ancora da me e, come ho richiesto io stesso, verrà girato qui al CTC. Abbiamo
chiesto la possibilità di usare anche il secondo studio, che verrà utilizzato per il «serial» di Beruschi che prenderà il posto della telenovela. Quest'anno la telenovela è stata girata infatti in uno spazio minimo che abbiamo ricavato dietro il palco. Uno spazio piccolissimo ma importante perchè ci ha permesso di lasciare allestito l'ambiente in modo da non perdere tempo ogni volta. Nello studio B quindi allestiremo un nuovo spazio più grande. Per il resto non cambierà molto. I comici e le presenze più importanti sono state confermate. Anche per il ritmo cercheremo di mantenere lo stesso di quest'anno. Infine per le sponsorizzazioni, non si sa ancora se la Austin Rover sarà presente anche per il terzo «Drive in», visto che con l'aumentare dell'audience anche i contratti pubblicitari dovranno essere ridefiniti. E mia intenzione comunque limitare al massimo le sponsorizzazioni interne al programma che nuocciono al ritmo, e riservare tendenzialmente alla pubblicità solo le sei «finestre» nel corso del montaggio programma.



{Interviste raccolte da Cecilia Zacchinelli e pubblicate su un numero di quell'anno del mensile di settore italiano MilleCanali}

onnn

nella foto: Enrico Beruschi.
 
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