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RYU' IL RAGAZZO DELLE CAVERNE

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sceltatv
icon2  view post Posted on 12/12/2013, 13:05




RYU', IL RAGAZZO DELLE CAVERNE

Trasmissione esaminata: mercoledì 13 giugno.
Segnale: ottimo Colore: buono.

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«Un milione di anni fa, o forse due/C’era chi parlava al vento e alle stelle», «Ryù va’, ragazzo senza età/Col cuore in gola, va’/Ché presto finirà...». Accanto al filone dei robot d’acciaio, i giapponesi cercano ultimamente di sfornare, sull’onda del successo mondiale che vanno riscuotendo, cartoni animati con una «cifra» diversa. In «Jeeg robot» e «Mazzinga» (è ora di scriverlo finalmente all’italiana, come d’altronde viene pronunciato) l’orgia tecnologica si fonde con un certo recupero del fiabesco (valga per tutti l’esempio degli occhi di Himika, la «regina cattiva» tramandataci dall’iconografia corrente delle fiabe, Walt Disney incluso) e del tradizionale (la lotta dei robot fra loro riecheggia il modo di combattere dei samurai).

Ora c’è un’altra marea montante che gli astuti cartonisti del sol levante non potevano non prendere in considerazione: quella della riscoperta del «natural». Ed eccoci arrivare questo buon selvaggio, questo ragazzo delle caverne che vaga per il mondo alla ricerca della madre misteriosamente scomparsa, in un abbigliamento (e sullo sfondo di scenari vari) che ci ricordano i dépliants delle agenzie di viaggi. Lui stesso è magro e longilineo, con un profilo un po’ alla Hirosci Shiba (è il tipo ormai universalmente affermato, e non solo in Occidente). La regola vale anche per la sua compagna, che sfoggia invece un grazioso due pezzi. Seguiamo l’episodio di oggi. L’apertura è in chiave psicologica (difficile immaginare che nella remota epoca cui si fa riferimento avvenissero drammi di questo genere): Ryù è preso da una crisi di sconforto. Vuole abbandonare Ran e il piccolo Don. Motivo: sente di non poterli più coinvolgere nel suo dramma personale (la ricerca della madre). I due gli fanno capire che non lo abbandoneranno al suo destino, ma che la loro vicenda é ormai collegata alla sua. Arrivano in prossimità del mare («Gli anziani» - dice Ryù - «mi raccontavano che è come un lago senza fine»). Il piccolo Don (buon prototipo dei bambini manierati che si osservano anche in Jeeg e Mazzinga, inautentici e dolciastri secondo un abile standard commerciale) non sa che l’acqua del mare non si può bere. Ora i tre affrontano una dura lotta (in perfetto stile giapponese) contro il «mostro guerriero» di turno (l’espressione «mostro-guerriero», introdotta dalla serie di Mazzinga, è linguisticamente interessante).

Nelle avventure di Ryù i mostri sono però naturalmente rappresentati da animali giganteschi; qui compare un gigantesco scorpione che il nostro ragazzo delle caverne riesce infine a debellare. I tre giungono ora in vista di un’isola. Silenziosa, azzurra, immersa in un suggestivo silenzio. Conoscono Suko, figlio del capo. Apprendono che, nel territorio di questi, la caccia è molto praticata. Gli animali però non vengono uccisi, bensì «trasformati in amici». Suko ha un’innamorata, una ragazza semplice e a lui devota. Si capisce però che non è insensibile al fascino della compagna di Ryù, la bella Ran. Ora dice al nostro eroe: «Sento che tua madre è viva. È certamente lei la donna che ho visto poco fa in una caverna». A queste parole Ryù scatta (la ricerca della madre è come sappiamo il tema dominante). Si tratta però di un trabocchetto. Proprio l’insospettabile Suko ha ordito l’inganno nella speranza di eliminare l’uomo che gli sbarra la strada verso la conquista di Ran. Naturalmente, dopo qualche lotta e un cataclisma ben reso dai disegnatori, tutto si aggiusta. I rapporti fra le coppie vengono ricondotti sul giusto binario e il Nostro può ripartire per il suo (cito l’espressione originale) «viaggio interminabile».

Si tratta però di una natura manierata in massimo grado. Questo lontano e idillico mondo in cui si cercano madri scomparse e si affrontano isolatamente mostri giganteschi non è mai esistito. Così come in realtà non esiste quel mondo ipertecnologizzato che i vari Jeeg e Mazzinga ci presentano. Si tratta di forzature della realtà: dal punto di vista del sentimentalismo (Ryù) da un lato, da quello dell’idolatria della tecnica (Jeeg, Mazzinga) dall’altro. Il mondo «vero», quello degli uomini che cercano di giungere insieme alla verità, viene ignorato. Ma è un dato di fatto che nessuno riesce a rappresentare efficacemente questo mondo sui fumetti. Del resto, si dice comunemente che la scienza, la ricerca non fanno spettacolo. Sarà vero?
 
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